11 - Gen - 2020
Battesimo del Signore
(Is 42,1-4.6-7 Sal 28 At 10,34-38 Mt 3,13-17)
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Il tempo di Natale si chiude con la solennità del Battesimo del Signore, in cui facciamo memoriale dell’inizio della missione di Gesù. Dopo anni di vita operosa e umile, intrecciato alla quotidianità della gente semplice del suo popolo e immerso nell’intimità col Padre che si fa strada nella sua interiorità, nel suo sentire e nella sua libertà, Gesù va da Giovanni. Probabilmente è stato discepolo del Battista per un periodo (per un cuore spalancato sul mistero di Dio, come quello di Gesù, Giovanni doveva essere troppo affascinante per non andare ad attingere al suo vissuto) e ora al Battista chiede di farlo rinascere.
Il simbolo dell’acqua indica con forza la rinascita perché tutti i bambini nascono nelle acque in cui sono vissuti nel grembo materno: non si nasce se non bagnati. E così Gesù, in fila con la gente del suo popolo che vuole rinascere ad una vita rivolta verso Dio e non verso il male, va a rinascere: anche lui deve volgersi verso Dio per compiere una missione nuova, deve abbandonare ciò che è stato fino ad ora e nascere a vita nuova. Comincia immergendosi nell’acqua.
Nel racconto che fa Matteo, Giovanni sembra non essere d’accordo con l’idea di battezzare Gesù, esprime piuttosto il bisogno che Gesù faccia rinascere lui per renderlo sempre di più servo del Dio altissimo, ma Gesù insiste: si deve compiere ogni giustizia, è giusto cioè che Gesù ricominci la sua vita, che rinasca a vita nuova, disposto a volgersi a ciò che il Padre desidera per lui. E sul Signore, che spalanca il cuore, la libertà e il corpo ai desideri del Padre, rivolto a lui con tutto se stesso per essere il dono che lui vuole fare al suo popolo, scende lo Spirito.
Lo Spirito che sfugge, il vento inafferrabile, che dice le parole di Dio, che opera le opere di lui, dove vuole, senza che nessuno possa fermarlo o vederlo, questo Spirito si ferma su Gesù: chi vuole vedere lo Spirito di Dio, il suo amore, i suoi pensieri profondi, dovrà guardare Gesù, spinto e soggiogato dall’amore del Padre. E mentre il Padre fa questo dono a Gesù, riempiendolo della sua stessa vita, gli parla (perché i doni portano sempre con sé un significato che va spiegato, portano impresso cioè l’amore di chi dona) e gli dice: questo è il Figlio mio, l’amato, colui nel quale ho posto il mio compiacimento.
Dio così fa rinascere Gesù dicendogli chi è: tu se il mio Figlio. L’identità di Gesù è il suo legame con il Padre, l’appartenenza a lui. L’amore che gli viene dichiarato e donato in questo giorno è ciò che lo spingerà ogni giorno sua vita. E Dio si rallegra: gioisce di Gesù. Nelle parole che Dio dice, inoltre, non si rivela solo l’identità di Gesù, ma anche quella di Dio: se Gesù è il suo figlio amato, vuol dire che Dio è il Padre che ama, deciso dalla relazione con lui. Non semplicemente Dio, ma il Dio di Gesù, il Padre di lui, quello che gioisce guardando Gesù e che non può avere gioia fuori di lui.
Nella prima e nella seconda lettura viene ripreso questo misterioso rapporto fra Dio e il suo Figlio (anche se Isaia parla di un servo e di un eletto) e sempre si sottolinea (e questo è anche il motivo per cui la voce del Padre nel racconto di Matteo è sentita da tutti ed è in terza persona, come se Dio parlasse agli altri di Gesù) che questo rapporto fra loro è la salvezza per tutti. Lo Spirito (l’Amore) riversato su Gesù non è infatti un dono per lui, ma un dono fatto a lui che lo spinge verso il popolo per illuminare, per liberare, per beneficare e risanare tutti quelli che stanno sotto il potere del male (come ci ricorda il discorso di Pietro riportato nel brano degli Atti). Il dono dello Spirito, l’intimità fra Dio e il suo Figlio, non sono un misterioso fenomeno che non tocca la vita degli uomini, ma la fonte della salvezza per tutti e tutte, perché Dio non fa preferenza di persone e a chiunque vuole dona di entrare dentro questa relazione d’amore, facendolo rinascere a vita nuova.
Davvero tuona il Signore con potenza sulle acque, dicendo una parola di amore che lo lega a Gesù e che fa di lui l’alleanza del popolo e la luce delle genti: un nuovo inizio per lui, per chiunque si aggiunge alla fila dei peccatori che desiderano volgersi a Dio e per la storia intera.
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…