Solennità di Cristo Re (A)
(Ez 34,11-12.15-17 Sal 22 1Cor 15,20-26.28 Mt 25,31-46)
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Siamo così arrivati alla fine del venticinquesimo capitolo del Vangelo di Matteo che ci ha accompagnato in queste domeniche. Siamo stati portati in mezzo alle dieci ragazze che attendono lo sposo per chiederci se viviamo la vita intenti a procurarci ciò che serve per l’incontro: se abbiamo con noi l’olio per riaccendere le lampade. Poi siamo stati messi in mezzo ai servi che, ricevute le monete da amministrare, attendono il ritorno del padrone, per scoprire che ciò che serve per attendere l’incontro con Dio è il coraggio di vivere la vita spendendo se stessi in ciò che Dio ci mette tra le mani perché porti frutto e si moltiplichi. Oggi, veniamo portati davanti al giudizio finale.
In realtà una forma di giudizio si aveva anche nelle altre domeniche: sei una ragazza stolta o saggia? sei un servo buono o infedele? Oggi per parlare del giudizio, però, veniamo portati in mezzo al gregge (bellissima l’immagine della prima lettura del profeta Ezechiele) e veniamo passati in rassegna: ogni pecora conosciuta e guardata, recuperata da dove si era dispersa, fatta riposare, curata e scrutata per cogliere la verità di ciascuna. Il giudizio, così, non è presentato come qualcosa di terribile, ma come una cura di Dio che lenisce le ferite che ci siamo fatti e mostra la verità su quelle che abbiamo inferte ad altri.