Immacolata Concezione

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07 - Dic - 2019

Maria Donna dell'attesa

…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani

Immacolata Concezione (II Avvento)

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Ogni volta che celebriamo una festa mariana rischiamo di fare l’elenco dei “privilegi” di Maria, dimenticandoci che è nostra sorella, la prima dei discepoli di Cristo e che per questo possiamo celebrare ciò che accade a lei come qualcosa che ci riguarda. Per questo è bene, piuttosto che speculare sul significato del dogma proclamato nel 1854 da Pio IX, immergersi nelle letture liturgiche che ci aprono la possibilità di comprendere la nostra storia tramite la storia di lei.
Chiediamo in modo particolare alla liturgia di questa festa che cosa significa essere santi e così capiremo perché contempliamo in Maria la perfezione di questa santità. E cominciamo sfatando il mito che la santità sia un “non fare peccati” (in questo la festa dell’Immacolata potrebbe portarci fuori strada) o un “essere innocenti” come i bambini: questo sarebbe ancora poco. Ce lo dice bene la prima lettura: Adamo ed Eva nel racconto genesiaco vivono come i bambini (nudi, senza vergogna, senza distinguere il bene dal male), ma l’essere umano non è fatto per stare in questa condizione, che infatti non dura: essere come bambini è poco. Uomini e donne devono invece crescere e liberamente scegliere di amare e di entrare in relazione con Dio, con il prossimo, con il mondo. Il tentativo di Eva ed Adamo è fallimentare (nel cercare di diventare adulti strappano la comunione con Dio e fra di loro con gravi conseguenze) ma la direzione è quella giusta.
Maria si trova davanti a Dio come i protagonisti del racconto di Genesi. Anche lei deve scegliere da donna libera e adulta chi vuole servire e come. E lei decide di sé: decide di servire il Dio di Israele. Non sa ancora che cosa questo le chiederà, non ha ancora iniziato il proprio discepolato, non conosce le difficoltà dell’essere madre e tanto meno dell’essere madre di questo bambino, ma sa che vuole vivere servendo Dio e decisa per lui. Accoglie la sua parola e questa la renderà sempre più simile al proprio figlio, cioè amata dal Padre, figlia adottiva di lui: è una parola che la immergerà in un mistero d’amore che la santifica continuamente.
La verginità di Maria, annotata da Luca, non indica la sua purezza (avere rapporti sessuali non rende impuri né meno integri) ci dice invece la sua libertà, perché al tempo in cui lei è vissuta una donna sposata non era libera, ma era di proprietà del marito che prendeva possesso di lei tramite i rapporti sessuali. Oggi, ovviamente, nessuno pensa più questo, ma dobbiamo tenere il significato: per rispondere alla volontà di Dio occorre essere liberi, decidere di se stessi. E Maria lo fa: non ha bisogno di un marito o di un padre che le dica che cosa fare, ascolta la parola di Dio e la mette in pratica.
La santità è questo cammino di pienezza verso la vita realizzato nell’ascolto sempre più profondo di una parola che interpella la nostra libertà. Se abbiamo dei padroni (esteriori o interiori) non siamo liberi di servire Dio, Maria invece era evidentemente arrivata a quel momento pronta per una scelta libera e adulta (come abbia vissuto prima è un mistero di cui non sappiamo nulla…) e così realizza pienamente quello che Dio chiede ad ogni persona: amarlo sempre di più e sempre più profondamente.
Per noi come per lei, la santità è un cammino di crescita continua, che porta ad un ascolto sempre più attento della Parola del Padre perché questa prenda consistenza nelle nostre parole, nei nostri gesti e in tutto quello che siamo. Ce lo dice il bellissimo inno della lettera agli Efesini: siamo stati scelti per un progetto che prevede la nostra santità, il nostro essere immacolati nell’amore, fino ad essere figli adottivi di Dio e diventare per lui un motivo di gioia grande.
Maria è colei che per prima ha giocato la propria libertà totalmente su Dio, scegliendo chi voleva essere e senza obbedire ad altra parola che a quella del Padre. Ci sta di fianco perché anche noi facciamo lo stesso: prima nel discepolato, prima nella santità, prima nel progetto che ci vuole santi e immacolati nella carità per il dono gratuito di Dio.
Davvero possiamo cantare al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.

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