Presentazione del Signore

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31 - Gen - 2020
Presentazione di Gesù al Tempio

Piccolo Eremo delle Querce

Presentazione del Signore

(Ml 3,1-4   Sal 23   Eb 2,14-18   Lc 2,22-40)

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Ogni domenica celebriamo il mistero pasquale di Cristo. Quando capita una festa del Signore, la contemplazione di questo mistero viene illuminata sotto un particolare aspetto e nella festa della Presentazione al tempio, tornando sul racconto dell’infanzia di Gesù fatto da Luca meditato a Natale, possiamo riprendere la contemplazione della venuta del Signore in mezzo a noi.

La prima lettura (tratta dal profeta Malachia) ci parla di un’attesa spasmodica di Dio da parte del popolo: si ricerca e si sospira fino a che non arriva il momento, perché da solo Israele non può nulla contro il male e neppure contro la propria infedeltà, che ha causato conseguenze oramai incontrollabili. Ci accorgiamo spesso di quale catena di errori si sviluppi dal male commesso, fino a che a volte gli eventi diventano ingestibili e superano ogni possibile previsione di danno. Non possiamo recuperare da soli, non possiamo rimediare, non sappiamo neanche cosa scegliere per farlo. Anche il mondo è in queste condizioni: il male inflitto ai popoli si riversa sulla natura e da questa di nuovo sulle persone che si combattono e muoiono, causando nuova distruzione.
Ecco perché non si può che attendere una salvezza che porti vita là dove i processi che abbiamo innescato conducono inesorabilmente alla morte.
La venuta del Signore però non è indolore, è così terribile che non sembra possibile resistere: fuoco che fonde e purifica, sapone efficace strofinato con forza. Pulire le ferite, guarire le piaghe, rimediare i disastri sociale ed ecologici, è sempre difficile e doloroso. Lo stesso, anzi di più, vale per i peccati, che corrompono il cuore, il corpo, le relazioni, la storia e la natura. Occorre lasciar portare allo scoperto le piaghe del cuore e del corpo, perdere ciò che dava sicurezza, scegliere nuovi modi di vivere e lasciarsi rinnovare. Tutto questo riporta il popolo e ciascuno ad essere un’offerta gradita a Dio, ma può fare paura.
Luca, d’altra parte, ci descrive questa visita terribile del Signore in una scena per nulla spaventosa: una coppia di giovani genitori porta il proprio bambino al tempio per adempiere alle prescrizioni della legge. La visita terribile di Dio, capace di salvare dal male e dal peccato, si concretizza in un bambino in braccio a sua madre. Un bambino inerme, immerso nella vita del suo popolo, mescolato a tutti gli altri.
Sono Simeone ed Anna a dire su di lui parole che lo fanno uscire dall’anonimato stupendo persino i suoi genitori, parole che lasciano intravvedere quello che ancora è nascosto. In questo bambino si compiono tutte le promesse che il nostro cuore e il mondo attendono: in lui ogni speranza e salvezza. Camminando con lui, che ha condiviso con noi la carne, il sangue e la morte, noi sappiamo che è possibile superare la prova (così si esprime la lettera agli Ebrei), sappiamo che non siamo più sotto la schiavitù della morte e che i peccati sono stati espiati.
Siamo stati salvati perché lui non solo ci ha ottenuto il perdono, ma ha cancellato le conseguenze del peccato. Se dovessimo investire qualcuno e questo rimanesse paralizzato, una cosa sarebbe essere perdonati da questa persona, un’altra vederlo camminare di nuovo. Solo questo ci liberebbe da tutta la pena e la sofferenza frutto del nostro atto. La salvezza di Gesù, annunciata da Simeone e da Anna, ci si offre così: il male e la morte ci sono, ma non hanno su di noi il potere di tenerci in schiavitù, ne vengono annullati gli effetti sul nostro cuore e sulle nostre scelte, in attesa che vengano annullati su tutto e tutti e la salvezza di Dio costituisca la vita di tutto e di tutti. La speranza che ci viene annunciata è che ogni male verrà spazzato via un giorno e non lascerà più alcuna ferita o conseguenza, perché ogni lacrima sarà asciugata e ogni ingiustizia sanata.

Tutto questo comincia con un bambino, con le piccole cose che nessuno considera, con la quotidiana ricerca di un amore che faccia vivere noi e gli altri. E forse là dove noi nemmeno ci accorgiamo di riuscire a farlo, saranno altri a dirci che in questo poco che portiamo fra le braccia risplende la luce delle genti e la liberazione del mondo. Nelle piccole scelte di ogni giorno che cancellano il male e tutte le tracce che lascia sulla terra.

…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani
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