Santo Natale (giorno)

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23 - Dic - 2019

Presepio Rupnik

…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani

Santo Natale (giorno)

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Ogni bambino che nasce è una novità assoluta: l’umanità ha l’occasione di ricominciare in una storia nuova, che non è costretta a ripetere ciò che è stato. Infatti ogni essere umano è unico e nessuno può sapere quale catena di conseguenze scaturiscano da una nascita: quali incontri, quali eventi, quali percorsi. Ognuno che nasce cambia la fisionomia del mondo, come un solo filo tirato stravolge l’intreccio accurato del tessuto, ma quello che è vero per tutti e tutte in Gesù è vero come per nessuno/a.

La liturgia del giorno di Natale contempla quanto accaduto nel buio della notte e si ferma sul fatto che la luce che è apparsa è in realtà un bambino, un essere umano fragile, carne. In questa carne, nella sua storia, Dio – quel Dio che nessuno ha mai visto – si è fatto visibile. Guardando come Gesù ha vissuto, quello che ha detto e fatto, ciascuno ha la possibilità di contemplare la gloria che viene dal Padre, può cioè riconoscere che lui ha con Dio un rapporto unico da sempre (questo significa che era presso Dio ed era Dio), un’intimità speciale, che lo rende capace di illuminare tutti con quella stessa luce che riempie tutto il creato e che lui conosce perché tutto è stato fatto per mezzo di lui.
Accogliere lui, riconoscerlo, permette di rinascere come figli di Dio. Mentre celebriamo la nascita di Gesù, dunque, celebriamo la nostra rinascita, perché chi riconosce nella storia di Gesù quella del figlio di Dio, si mette sulla stessa via e così, anche lui/lei, ricomincia a vivere (rinasce) come figlio/a di Dio, cercando di avere gli stessi sentimenti di Gesù, i suoi pensieri, il suo amore, in modo che la propria carne mostri (proprio come quella di Gesù) il Padre.
Questa è la salvezza che tutte le nazioni aspettano di vedere (come ci ripete di nuovo il profeta Isaia): la vita del Figlio di Dio, nella quale risplende il volto del Padre, altrimenti invisibile, e la vita di quelli che in lui sono rinati e che mostra, anch’essa, il volto del Padre. A questo punto (come ci spiega la lettera agli ebrei) Dio non ha più bisogno di parlare, i profeti non hanno più niente da aggiungere, i sacrifici finiscono, non occorre più alcun messaggero angelico che medi fra Dio e gli uomini: in modo ultimo Dio ha parlato per mezzo del Figlio, fondamento e fine di tutto ciò che esiste.
La vittoria di Dio, la sua salvezza, la sua parola, hanno preso carne, la carne di Gesù. Siamo chiamati a immergerci in essa, non per intenerirci di fronte ad un bambino, ma per contemplare e custodire tutto di lui, ogni sguardo, ogni gesto, ogni parola, e fare nostro tutto il suo vissuto. Vivendo questo dono che abbiamo ricevuto daremo l’occasione all’umanità di conoscere Dio e accadrà che tutti i confini della terra vedranno, in coloro che sono rinati da Dio, la salvezza di lui e proromperanno così in grida, acclamazioni e in un unico canto nuovo che celebrerà tutte le meraviglie del Signore.
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