08 - Feb - 2020
V Domenica T.O. (A)
(Is 58,7-10 Sal 111 1Cor 2,1-5 Mt 5,13-16)
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Il Vangelo accolto e creduto opera in noi come una luce che ci permette di illuminare la nostra vita e il mondo intorno a noi. I credenti e la chiesa intera sono, quindi, come una lampada che è posta in alto proprio per illuminare tramite le opere belle (questa la traduzione letterale dell’aggettivo usato da Matteo) davanti alle quali gli uomini e le donne intorno a noi riconoscono che Dio è buono e opera meraviglie. Il Padre che è nei cieli, infatti, si fa improvvisamente vicino nella bellezza delle opere dei credenti, opere sorte da un cuore consegnato all’amore di Dio, e così gli esseri umani in queste opere vedono Dio e ne ammirano la grandezza (rendono gloria), attratti da tanta bellezza.
Similmente dice il profeta Isaia nella prima lettura: davanti a te camminerà la tua giustizia e la gloria del Signore ti seguirà, perché là dove si vive secondo il cuore di Dio (la giustizia), Dio diventa visibile e palpabile. Il profeta fa l’elenco delle opere belle: condividere (e quindi digiunare, privarsi di qualcosa) con chi non ha cibo, luogo per riposare e vestiti; abbandonare l’oppressione e ogni parola che non porti vita; aprire il cuore a chi è privo del necessario per vivere (sia materialmente che spiritualmente). Queste opere belle fanno spuntare l’aurora nel buio della storia e persino le tenebre che ci portiamo dentro (il peccato, l’incredulità, la paura, le ferite) diventeranno luminose come il sole di mezzogiorno. Chi crede, dunque, vive in modo tale da mostrare la potenza vivificante di Dio e allora anche ciò che annunciamo (senza bisogno di strategie comunicative o prodigi) sarà credibile, perché si tratterà soltanto di spiegare chi è che opera la bellezza che chi ci ascolta ha già visto.
Tutto questo accade, però, come ci mostra la seconda lettura tratta dalla prima lettera ai Corinzi, se non ci affidiamo ad altra logica (sapienza) e ad altra efficacia (potenza) che quella che viene dal Vangelo. Se dovessimo confidare in altre logiche e altri poteri, anche fossero buoni e legittimi, non compiremmo più le opere belle che fanno vedere la presenza di Dio, ma al massimo opere “ammirabili” o “affascinanti” che attirerebbero verso cose buone o verso di noi, senza che si possa cogliere la potenza vivificante del Padre. Succede quando la chiesa (o ciascuno di noi) si affida invece che allo stile di Gesù a quello dei potenti, quando si vuole essere influenti ed efficaci, con spazi di azione, ruoli di potere, oppure quando confida in ciò che si sa o nei valori che si propugnano, dimenticando di presentarsi agli uomini “nella debolezza e con molto timore e trepidazione”. Allora la parola che annunciamo viene contraddetta dalla nostra vita che si fonda non su Dio e sul suo amore, ma sul nostro successo, su ciò che riusciamo a fare per affermarci e ottenere ciò che riteniamo buono, come se Dio non ci fosse. Ed è così che il sale perde il sapore, non dando sapidità al cibo in cui viene disperso, ma al contrario prendendo il gusto del cibo e lasciandolo com’era. In questo caso il sale non servirà più a niente, solo ad essere gettato via e calpestato come qualcosa che non ha alcun valore.
Se invece vivremo per il Signore crocifisso, non confidando in altro che nel suo amore e non volendo scegliere che il suo stile, tutto ciò che toccheremo avrà sapore e, nonostante il dolore e le tenebre che sperimentiamo in noi, vedremo altri illuminati e guariti, perché le opere belle che vengono da Dio portano la luce della vita.
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…