16 - Mag - 2020
VI Domenica di Pasqua
(At 8,5-8.14-17 Sal 65 1Pt 3,15-18 Gv 14,15-21)
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Anche in questa domenica la Parola ci offre uno stralcio del lungo discorso di addio che Gesù fa, così come è riportato dal Vangelo di Giovanni. E se domenica scorsa ci parlava del cammino per arrivare lì dove ci ha preparato un posto, indicando se stesso come via per andare al Padre e compiere le sue opere, oggi ci spiega che in questo cammino non saremo soli, perché lui stesso abiterà in noi.
Seguiamo il Vangelo nel quale il Signore dice: se mi amate, osserverete i miei comandamenti, io pregherò e il Padre vi darà un altro Paraclito, lo Spirito di verità, perché rimanga con voi per sempre. Chi ama Gesù ne segue i comandamenti, cioè ama come lui. Questo accade non per costrizione ma semplicemente per amore: quando si è amici di qualcuno si desidera ciò che l’amico desidera, si vuole renderlo felice, si osserva, cioè si rispetta, ciò che lui ritiene importante. Così accade quando si ama Gesù. A questo il Signore aggiunge un dono: a quelli che lo amano è promesso lo Spirito di verità. Questo Spirito è lo stesso che ha mosso Gesù, che ne ha ispirato le idee e le parole, che lo ha spinto ad amare e dare se stesso. Questo stesso Spirito ora viene dato a noi, rimane presso di noi ed è in noi. Per questo, una volta ricevuto lui in dono, possiamo dire che il Signore Gesù è in noi. Con lo Spirito infatti possediamo il segreto profondo della interiorità di Gesù, veniamo mossi a pensare, sentire, scegliere, vedere, amare come lui ha fatto, proprio perché in noi c’è lo stesso Spirito che ha abitato lui. Il mondo non può conoscere questa dinamica, perché non si trova nell’intimità dell’amicizia con il Signore e quindi non riconosce lo Spirito di lui, il suo amore in noi. Noi, invece, che abbiamo conosciuto il Signore possiamo accorgerci quando il suo Spirito ci muove a vivere come lui, cioè ci fa amare come lui.
Domenica scorsa il Signore ci aveva promesso di condurci al Padre, nel grembo del Padre, oggi ascoltiamo che ciò accade perché noi dimoriamo in Gesù e lui dimora nel Padre, portandoci con sé dentro di lui. A questo mistero già straordinario oggi si aggiunge la promessa dello Spirito che dimora in noi. Non solo noi dunque dimoriamo con Gesù nel grembo del Padre, ma siamo anche abitati dallo Spirito e quindi diventiamo dimora di Dio. Non solo Dio si fa spazio di vita per noi, ma vuole – nella reciprocità tipica di ogni amore – che noi ci facciamo spazio di vita per lui.
E così chi ama il Signore (cioè chi dimora in lui osservandone la parola e credendo in lui) sarà amato dal Padre e dal Signore (verrà ricoperto cioè dall’Amore del Padre e del Figlio che è lo Spirito Santo) e così riposerà nel grembo del Padre e allo stesso tempo porterà in sé lo Spirito che rende presente in noi Gesù, il quale sempre rende presente il Padre. Se amiamo Dio infatti dimoriamo in lui e lui, poiché ci ama, dimora in noi. Non si tratta di una relazione esteriore e formale, ma di una compenetrazione reciproca, al punto che noi viviamo in Dio anche quando non ce ne accorgiamo e lui vive in noi.
La vita cristiana non consiste nel credere in un Dio (anche buono) cui rendere conto e cui affidarsi, è un’intimità profonda con il mistero d’amore che Gesù ci ha rivelato, un’intimità che ci immerge in Dio stesso e che ci fa scoprire abitati da lui, illimitatamente amati.
Questa è la speranza che anima i cristiani e di cui dobbiamo essere sempre pronti a rendere ragione (come leggiamo nella prima lettera di Pietro) e questa speranza ci spinge ad operare il bene anche quando questo non ci dovesse portare vantaggi, perché lo Spirito che ci abita è lo stesso che ha abitato il Signore Gesù e così ci troviamo dentro lui stesso, che ci muove a vivere e ad amare. Senza questo Spirito non c’è vita cristiana, anzi non c’è vita. Per questo nel libro degli Atti ci vengono raccontate almeno tre Pentecosti, la seconda delle quali (di cui leggiamo oggi) accade ai samaritani, lontano da Gerusalemme e dai giudei ortodossi, perché lo Spirito scende ovunque trova cuori disposti a lasciarsi riempire dallo stesso amore che ha mosso Gesù e così poter vivere la vita di lui: “perché io vivo e voi vivrete”.
Davanti ad un tale dono, lasciamo la parola al salmista: “Venite e ascoltate, narrerò quanto per me ha fatto. Sia benedetto Dio, che non ha respinto la mia preghiera e non mi ha negato la sua misericordia”. Apriamoci, allora, allo stupore di essere abitati da Dio e di dimorare in lui, per essere in mezzo al mondo il segno dell’amore sconfinato del Padre.