XXXII Domenica T.O. (A)
(Sap 6,12-16 Sal 62 1Ts 4,13-18 Mt 25,1-13)
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Nelle ultime tre domeniche dell’anno liturgico leggeremo l’intero capitolo 25 di Matteo che riporta l’ultimo grande discorso di Gesù (secondo il racconto del primo evangelista). Proveremo quindi a commentare le letture di queste settimane seguito, come se fossimo in un’unica lunga domenica, lasciando aperte domande e prospettive che tenderanno all’ultima domenica che, con la solennità di Cristo Re, chiuderà l’anno liturgico.
Questa domenica il Vangelo ci propone la parabola delle dieci vergini. Dieci ragazzine (perché le vergini erano le ragazze che non erano mai state sposate, quindi poco più che bambine, considerate le usanze del tempo) aspettano di notte che arrivi lo sposo per entrare alla festa. Che si addormentino (con la facilità e la serenità dei giovanissimi oltretutto!) è più che normale. In modo del tutto simile può accadere che noi, travolti dalle vicissitudini della vita, dagli impegni, dal tumulto interiore, dagli eventi del nostro tempo, ci assopiamo, smettiamo di pensare allo sposo che viene, non teniamo presente che stiamo aspettando il Regno, non scrutiamo la realtà per cogliere la presenza di Dio, piangiamo per i morti (come ci dice Paolo nella seconda lettura tratta dalla prima lettera ai Tessalonicesi) come fanno quelli che non conoscono la resurrezione (non solo soffrendo la mancanza, come è ovvio, ma non sperando nulla). Può succedere a tutti, anzi, seguendo la parabola delle dieci ragazzine, succede proprio a tutti.