26 - Feb - 2021
II Domenica di Quaresima (B)
(Gen 22,1-2.9.10-13.15-18 Sal 115 Rm 8,31-34 Mc 9,2-10)
Domenica 28 Febbraio 2021
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Nell’episodio della trasfigurazione, protagonista ogni anno di questa seconda domenica di quaresima, Gesù (che domenica scorsa ci appariva fragile nel deserto, affamato e tentato, alla ricerca del discernimento che doveva portarlo alla sua missione) mostra la sua identità: l’origine divina (cambia il suo aspetto e ha queste vesti bianchissime), il suo essere immerso nella storia della salvezza (dialoga con Mosè e con Elia), l’amore del Padre per lui dichiarato dalla voce che ordina di ascoltarlo, cioè di porre attenzione a quanto Gesù stava dicendo sulla propria morte e resurrezione.
Tutto questo accade su un monte. Come Elia aveva avuto un momento di rivelazione importante sul monte, come Mosè era salito sul monte per vedere Dio, come Abramo sale sul monte pensando di dover uccidere il proprio figlio e si trova ad ascoltare Dio, così Gesù sale sul monte con alcuni dei discepoli – forse quelli che avevano più difficoltà a comprenderlo – e mostra loro chi è. Nel vedere chi è Gesù però si svela anche chi sia il Padre, infatti se Abramo aveva pensato che Dio potesse volere che lui uccidesse il proprio figlio, qui è evidente che Dio è colui che non vuole la morte dei suoi fedeli e che, al contrario, è pronto a donare il proprio figlio, ma solo e sempre per dare vita: Gesù verrà ucciso ma Dio lo risusciterà.
Abramo impara sul monte a comprendere che Dio (diversamente dagli dei che lui conosceva) non vuole la morte e i sacrifici, vuole invece la vita (lo leggiamo nella prima lettura: non stendere la mano sul ragazzo e non fargli alcun male), ora Gesù ci fa vedere che, anche quando gli uomini scegliessero la morte, come è accaduto proprio con Gesù (che è stato ucciso dagli uomini e per volere di uomini), Dio è capace sempre di dare vita: Gesù viene risuscitato.
D’altra parte, come anche dimostra la perplessità dei discepoli,
noi, come Abramo comprendiamo meglio la morte, magari ci domandiamo che cosa significhi risorgere dai morti ma sappiamo bene cosa significa morire. Sul monte invece (in questo tempo quaresimale) possiamo scoprire la vita, ciò che è sempre presente ma si mostra solo se si sa guardare, ciò che le Scritture ci raccontano e ciò che, bellissimo, risplende sul volto di Cristo prendendo carne nella sua vita che ci rende evidente l’amore del Padre.
Persino la sua morte (come ci dice Paolo in questi pochi versetti della lettera ai Romani), che rimane ingiusta e un orrore compiuto dagli uomini, immersa nell’amore del Padre, diventa altro, diventa un dono d’amore così immenso che possiamo davvero sperare ogni cosa. Veniamo messi di fronte a un evento così straordinario da non riuscire nemmeno a crederci o dal balbettare cose fuori luogo, come Pietro, ma allo stesso tempo comprendiamo che è qualcosa di reale come lo è il cammino di Gesù che ha scelto di amare fino in fondo, anche dentro l’orrore e l’ingiustizia, purché noi potessimo vedere l’amore che ci è rivolto, perché ciascuno e ciascuna si scoprisse figlio prediletto e offrisse l’unico sacrificio che Dio cerca: quello della lode e dell’amore.