IV Domenica di Pasqua (B)
(At 4,8-12 Sal 117 1Gv 3,1-2 Gv 10,11-18)
Domenica 25 Aprile 2021
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
La differenza fra il pastore e il mercenario è l’interesse che hanno: al pastore interessano le pecore, ai mercenari interessano i vantaggi che derivano dal prendersi cura del gregge. Se si tratta di soldi, o di altri beni personali, di fronte al rischio della vita (quando viene il lupo) non si può che fuggire, ma se si tratta di amore, se quelli che ci sono affidati sono “nostri” e vogliamo che vivano, allora si resta anche di fronte al pericolo, anche se questo ci dovesse costare la vita. Gesù è pronto a dare la sua vita per le pecore, perché non è un mercenario, non predica e non guarisce per avere un seguito, successo o affermazione di sé. Rifiuta ruoli, contesta il potere, fugge di fronte a chi lo vuole fare re o a chi lo cerca per i segni. Uno solo è il motivo per cui fa tutto quello che fa: vuole che le pecore abbiano la vita. In questo modo riversa sui suoi l’amore che riceve dal Padre. Fa proprio un parallelo fra la conoscenza (cioè l’intimità e l’amore) che c’è fra lui e il Padre e la conoscenza che c’è fra lui e le pecore, cioè i suoi. Ci rivela così fra l’altro che non c’è alcuna concorrenza fra l’amore di Dio e l’amore di quelli che lui ci dà: proprio perché siamo in intimità con Dio e conosciamo il suo amore, siamo nella medesima intimità con quelli che lui ci dà.
Il Signore ribadisce che la sua è una scelta libera: potrebbe abbandonare le pecore e salvarsi la vita, invece resta perché proprio nel dare la propria vita per le pecore la riprenderà di nuovo. E per questo suo dono d’amore, colmo di speranza e di fiducia nel Padre, il Padre lo ama. Sembrerebbe che Gesù trovi il senso del proprio esistere nel ricevere la vita dal Padre e nel donarla per quelli che non può sopportare di abbandonare. Ogni servizio civile o ecclesiale, ogni relazione e ogni impegno, trova il proprio discrimine in questo semplicissimo criterio: quando non conviene più, quando non porta vantaggi, onori, risorse, te ne vai abbandonando le pecore al loro destino, oppure resti per il loro bene, costi quello che costi? La prossimità, l’amore, la fraternità, tutto ciò che predichiamo si misura solo sui fatti concreti, su come e quanto facciamo vivere chi ci è affidato.
Vivere in questo modo conduce Gesù alla morte, viene scartato (così la prima lettura) dal suo stesso popolo, ma Dio fa di questo scarto una prima scelta, una pietra angolare, su cui tutti quelli per cui Gesù ha dato la vita possono poggiarsi, salvarsi, gustare l’amore del Padre tanto da essere chiamati figli di Dio (seconda lettura). E così mentre dei mercenari, del tutto disinteressati alla vita del gregge, scartano il pastore buono, Dio lo sceglie facendo proprio ciò che Gesù desidera: riempire di vita i suoi, noi, che già ora siamo figli di Dio ma attendiamo una tale bellezza che non sappiamo nemmeno descriverla, sappiamo solo che saremo simili a lui perché lo vedremo così com’è, pieno di amore e di vita.
Meglio dunque, come ci suggerisce il salmista, rifugiarsi nel Signore che cercare di essere scelti dagli uomini e dai potenti che così spesso sono solo mercenari, da Dio infatti vengono la vita e la salvezza e ciò che i costruttori scartano diventa pietra angolare, fondamento e riparo per molti. Davvero il Signore è buono e il suo amore è per sempre.