V Domenica di Quaresima (B)

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19 - Mar - 2021

Quaresima

V Domenica di Quaresima (B)

(Ger 31,31-34   Sal 50   Eb 5,7-9   Gv 12,20-33)
Domenica 21 Marzo 2021

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Per tutte le domeniche di quaresima la prima lettura si è concentrata sull’alleanza e sui diversi patti in cui questa alleanza è stata offerta da Dio al suo popolo (con Noè e Abramo, nel decalogo durante l’esodo e nel ritorno dall’esilio). Ora arriviamo, nelle parole di Geremia, alla promessa dell’alleanza nuova, quella che non verrà trasgredita perché scritta nei cuori. Arriverà un momento cioè in cui il popolo (ciascuno e ciascuna di noi) sarà capace di rispondere all’amore di Dio: non saremo solo amati e scelti, ma sapremo, riempiti da questo amore, amare e scegliere.

Tutto questo comincia nella vicenda di Gesù, che ci mostra come la risposta all’amore del Padre non avviene per magia o istantaneamente, ma chiede un apprendimento. Leggiamo infatti in questi pochi versetti della lettera agli Ebrei che anche Gesù “imparò l’obbedienza dalle cose che patì”. L’obbedienza, poi, altro non è che vivere credendo e rispondendo all’amore del Padre e non può essere imparata che nelle vicende della vita che non sono facili per nessuno, ma ci conducono – persino nella sofferenza – ad essere sempre più capaci di amare, perché in esse possiamo crescere nella consapevolezza di essere amati da Dio.

Così, dentro questo cammino limpido e faticoso, Gesù arriva al giorno in cui comprende (forse perché i Greci sono curiosi di vederlo – come gli riferiscono i discepoli – e quindi lui comprende che la sua missione è compiuta visto che anche le genti vengono a Dio) di dover morire (il Vangelo è tratto dal dodicesimo capitolo di Giovanni, a ridosso della Pasqua): la sua anima è turbata, ma comprende anche che l’odio di chi lo ucciderà viene dal fatto che lui risponde all’amore del Padre e quindi non può farci nulla. Non può, infatti, smettere di amare il Padre (e quindi di essere come è) solo per salvarsi. Gesù però ha anche una speranza: che proprio il suo ostinato rispondere all’amore del Padre trasformerà la sua morte in vita. Il Padre farà questo: nel momento più buio, quando esseri umani cedono alle tenebre, Dio farà luce e caccerà via il principe di questo mondo, mettendo davanti agli occhi di tutti il Figlio innalzato, perché tutti guardino che lasciarsi amare dal Padre e rispondere al suo amore conduce alla vita. Non conosce morte (cioè riceve la vita eterna) chi vive questo amore.
Ed è proprio sulla vita che Gesù si concentra, non sulla morte: il chicco di grano muore solo per rinascere di una vita moltiplicata. La morte non è solo un passaggio, ma è persino apparente perché molto più vitale è la spiga del chicco. Si pensa che sia una morte se si vuole conservare il chicco, ma se invece più importante del chicco è la vita, allora si comprende come il chicco non muore se non alla sterilità e solitudine, aprendosi invece alla moltitudine dei frutti. Così il Signore ci insegna che ciascuno e ciascuna può smettere di difendere se stesso e la propria vita solo là dove perdersi significa moltiplicare la vita, solo là dove ciò che lasciamo morire è solo un chicco dal quale vediamo spuntare una spiga intera. Se si vuole conservare il chicco (“chi ama la propria vita” va inteso così) si temerà la morte (“la perde”) e non si vedrà la vita, ma se si sceglie la vita, potremo lasciare che il chicco muoia (“chi odia la propria vita” va inteso così) e vedremo che Dio è capace di moltiplicare i frutti oltre ogni aspettativa (“avrà la vita eterna”).
La buona notizia, il Vangelo, è che immersi nell’amore del Padre non dobbiamo temere nemmeno la morte, possiamo quindi, liberi e umili, rispondere al suo amore e di fronte ad ogni ostacolo che ci farà venire la tentazione di proteggere il nostro chicco smettendo di amare, risponderemo con Gesù: sono angosciato, ma che devo fare? Smettere di amare proprio no, quindi Padre glorifica il tuo nome, fa vedere a tutti cioè di quale e quanta vita sei capace.
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