V Domenica T.O. (B)
(Gb 7,1-4.6-7 Sal 146 1Cor 9,16-19.22-23 Mc 1,29-39)
Domenica 7 Febbraio 2021
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Gesù esce dalla sinagoga dove aveva zittito e cacciato uno spirito impuro ed entra in una casa. Entra nello spazio della quotidianità, delle relazioni, della vita reale fatta di problemi e piccolezze, delle gioie semplici del tempo condiviso che lega le persone. Il Signore Gesù non varca i palazzi del potere, i palcoscenici o i luoghi adibiti al sacro, entra invece nella casa delle persone semplici, che lavorano e hanno famiglia. In questo spazio, che è il nostro, comincia a combattere il male: caccia la febbre della suocera di Pietro quindi ingaggia una vera e propria lotta contro malattie e demoni. La porta della casa abitata da Gesù si spalanca e offre guarigione, liberazione, vita. Comincia dopo il tramonto del sole e poi al mattino presto (ha continuato per tutta la notte?) si ritira in preghiera.
Questa notte era stata forse come quella di Giobbe descritta dalla prima lettura di questa domenica: davanti a tanto dolore, a tanti bisogni degli esseri umani, il tempo che correva via, la sua stessa vita poteva sembrare a Gesù un’illusione, una spola del telaio che fa avanti e indietro continuamente. L’impresa di liberare tutti non era possibile, per un guarito ce n’erano un’infinità afflitti da altre sofferenze. “Ricordati che un soffio è la mia vita”: così Giobbe di fronte all’assurdo della sua malattia e forse così anche Gesù di fronte alla sofferenza del mondo. Semplicemente soverchiante.