XXIX Domenica
Tempo Ordinario anno B
(Is 53,10-11 Sal 32 Eb 4,14-16 Mc 10,35-45)
Domenica 17 Ottobre 2021
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Domenica scorsa il papa ha aperto il Sinodo dei vescovi sulla sinodalità (cioè su come dare alla chiesa una forma istituzionale e delle prassi che permettano di discernere, decidere e camminare insieme) e in questa domenica lo stesso Sinodo viene aperto nelle diocesi. Provvidenzialmente dunque il Vangelo di oggi ci parla di come dovrebbe essere connotata ogni responsabilità cristiana, all’interno della chiesa e fuori di essa, perché uno dei temi centrali del Sinodo è proprio come vivere l’autorità nella chiesa.
Il Vangelo ci invita a questo proposito a rovesciare la mentalità del mondo: se i potenti delle nazioni le dominano e le opprimono, per i discepoli di Cristo non deve essere così. Chi vuole essere il più grande, cioè quello che ha responsabilità, deve farsi il più piccolo, perché il compito di chi riceve un qualsiasi incarico o ministero è spendersi perché quelli che gli sono affidati vivano di più e meglio. Lo stile di chi è responsabile di altri somiglia, dunque, a quello dei genitori: curare, far crescere, farsi da parte, non ricevere alcun onore per quello che si fa, ma lasciare in primo piano quelli che sono da curare e far crescere. Il potere cristiano – abbiamo detto altre volte – è quello di dare la vita ad altri ed ha la logica della madre Terra, che più è fertile più scompare sotto i frutti che le crescono addosso. Così dovrebbe essere nella chiesa per chi ha una qualche responsabilità e così dovrebbe essere per ogni cristiano che ha responsabilità anche al di fuori della chiesa: far vivere, favorire la crescita e la realizzazione di tutti e tutte, senza preoccuparsi di quale posto ci viene assegnato (qui Giacomo e Giovanni vorrebbero addirittura sedere alla destra e alla sinistra di Gesù nel suo regno!), di quali titoli ci vengono rivolti o di quali vantaggi ci possano venire dalla responsabilità ricevuta.
Solo così tramite prassi che, concretamente e non solo a parole, ci mostrano i responsabili come quelli che continuamente si occupano della vita altrui, il potere sarà cristiano, cioè rifletterà lo stile di Gesù che, dopo aver condiviso ogni nostra debolezza (così nella lettera agli Ebrei) è arrivato a offrirsi in sacrificio purché noi vivessimo (bellissimi i pochi versetti del profeta Isaia). La vita di Gesù è diventata così nutrimento, come la Terra che fa crescere ciò che si radica su di lei, e persino la sua morte ha portato frutti sovrabbondanti di vita. Questo è l’unico modo di governare, guidare o avere responsabilità nella chiesa che possa dirsi cristiano, dunque, mentre ogni oppressione o dominio degli altri, nonché ogni esaltazione o affermazione di se stessi sarebbero l’esatto contrario, anche se poi le persone (così nella versione del Vangelo di Luca) ci chiamassero benefattori.
Farsi piccoli, mettersi in ascolto, favorire la vita altrui, condividere le responsabilità, questo è lo stile dell’autorità che trova spazio in una chiesa sinodale. Si tratta di un cammino lungo ma affascinante e pieno di speranza, per il quale con il salmista preghiamo: su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo.