II Domenica di Quaresima
Anno C
(Gen 15,5-12.17-18 Sal 26 Fil 3,17- 4,1 Lc 9,28-36)
Domenica 13 Marzo 2022
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Indubbiamente il contrasto fra la scena che il Vangelo ci presenta questa domenica e quella che ci presentava domenica scorsa è fortissimo. Nella prima domenica di quaresima Gesù era solo, nel deserto, tentato dal diavolo che gli parlava minacciando la sua stessa identità. In questa seconda domenica invece Gesù ha con sé i suoi ed incontra Mosè ed Elia. Infine, non viene tentato ma glorificato e le parole che si sentono forti e chiare sono quelle del Padre, che lo dichiara figlio ed eletto.
La quaresima comincia dalla cenere e dal deserto, ma punta alla Pasqua, alla gloria e alla vita: dobbiamo sapere dove va il cammino. E dobbiamo saperlo fin da subito. I deserti della storia e della vita sono molti, per questo dobbiamo sapere quale è la meta e, sapendolo, imparare a distinguere le voci che sentiamo, per dare credito solo a quella di Dio che ci promette sempre il perdono e la vita, riconoscendoci come figli e figlie. La vita che trionfa su ogni morte è la promessa in cui Dio si impegna senza chiederci altro che rimanere saldi in essa (così nella lettera ai Filippesi che leggiamo nella seconda lettura), confidando nella sua fedeltà.
Nella prima lettura, perché questo ci sia più chiaro, ci viene raccontata l’alleanza con Abramo. Si tratta di un patto fra due alleati; si squartavano gli animali e si passava in mezzo ad essi per impegnare tutta la propria vita, come se si volesse dire: avvenga a me quanto è avvenuto a questi animali, se non rispetto il patto. I due contraenti passavano in mezzo ai cadaveri e così vedevano bene quale maledizione si sarebbero attirati addosso con un’eventuale inadempienza. In quella notte però, mentre Abramo lotta con il sonno, proprio faranno i discepoli sul monte della trasfigurazione (molto spesso nella Scrittura quando Dio fa qualcosa di particolarmente importante addormenta gli esseri umani), solo Dio passa in mezzo agli animali squartati. Non pretende da noi un impegno che non potremmo mantenere, ci chiede invece di consegnarci alla sua promessa e custodire responsabilmente il dono che ci fa.
In questo modo saremo certi (col bellissimo salmo di questa domenica) di contemplare la bontà del Signore là dove tutto vive, nella terra dei viventi, nei cieli (perché nei cieli è la nostra cittadinanza ci ricorda la lettera ai Filippesi), e potremo sperare, essere forti, rinsaldare il nostro cuore anche quando sembrasse sul punto di cedere, perché ci è stato promesso che tutto ciò che siamo (il nostro misero corpo con tutto ciò che ha vissuto, fatto e subito) verrà trasfigurato. Tutto sarà riempito di Dio e così ogni parte di noi, anche quella che fosse stata straziata (come straziato sarà il corpo di Gesù), risplenderà di una bellezza che solo Dio può dare, di una luce che nessun male può spegnere. Questa bellezza che i discepoli videro per un attimo senza comprendere ci attende alla fine del cammino. Meglio saperlo da subito, mentre i passi sono ancora appesantiti dalla polvere del deserto.