IV Domenica di Pasqua
Anno C
(At 13,14.43-52 Sal 99 Ap 7,9.14-17 Gv 10,27-30)
Domenica 8 Maggio 2022
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
La seconda lettura di questa domenica, nel linguaggio tipicamente simbolico dell’Apocalisse, ci porta a contemplare l’umanità come una immensa moltitudine che nessuno può contare, senza più separazione di sorta: persone di ogni lingua, popolo, stirpe, nazione, sono tutti insieme davanti a Dio, dopo aver attraversato la grande tribolazione. Forse possiamo vedere in questa tribolazione le fatiche della vita e della storia, i dolori e le prove soverchianti che stringono ogni epoca, ogni popolo, ogni persona (non dovremmo riconoscerci come fratelli e sorelle già solo per questa fatica che tutti conosciamo fin troppo bene? e non è illusorio pensare di alleggerire questa fatica facendo violenza o accaparrando?). Ma forse ancora più specificamente, potremmo pensare che le prime file di questa moltitudine che ha affrontato la tribolazione siano coloro che hanno mantenuto fede alla propria umanità, alla giustizia, alla fede e per questo hanno sofferto o sono morti. Tutti comunque, purificati dal sacrificio di Cristo che non ha bisogno di essere ripetuto perché già capace di salvare tutti, non avranno più fame né sete, non soffriranno arsura ma avranno l’acqua della vita: Dio stesso asciugherà le lacrime dai loro occhi.
Questa visione in cui nessuna barriera si erge fra i popoli sembra contraddire quanto accade a Paolo e Barnaba (prima lettura tratta dal libro degli Atti) che si trovano più volte in contrasto con i Giudei che non vogliono ascoltare la loro predicazione, ma in realtà anche questa divisione (forse proprio perché coinvolge il popolo che Dio si è scelto) diventa l’occasione per allargare la via della salvezza. Quando infatti i Giudei respingono Paolo e Barnaba questi decidono di annunciare ai pagani: il rifiuto che incontrano non li chiude nella delusione e nella disperazione, ma li riapre a nuovi orizzonti e nuovi percorsi. In questo modo anche il male che gli altri gli rivolgono diventa inefficace, proprio perché viene volto in bene. Paradossalmente il rifiuto opposto diventa dono per altri che nemmeno sapevano fosse possibile.
Si comprende così quanto questi pochi bellissimi versetti del Vangelo di Giovanni ci dicono: nessuno può rapire dalla mano del Padre coloro che ascoltano la voce di Gesù, perché questa voce indefettibilmente fa mantenere la rotta sulla via della vita eterna che nessuno può strapparci, qualunque cosa faccia. Per Paolo e Barnaba persino l’odio e il complotto di quelli che consideravano fratelli diventa una risorsa, per la moltitudine dell’Apocalisse la tribolazione diventa il travaglio per entrare nella vita. Ascoltare la voce di Cristo ci fa stare saldi e al sicuro nella mano del Padre, non al riparo dal male, ma certi che non ci potrà strappare dalla mano di chi, infallibilmente, moltiplica e rinnova la vita, per noi e per altri.