XXI Domenica T.O. (A)

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21 - Ago - 2020
Spirito Santo M.I.Rupnik

Spirito Santo M.I.Rupnik

XXI Domenica T.O. (A)

(Is 22,19-23   Sal 137   Rm 11,33-36   Mt 16,13-20)

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Il brano di Vangelo che ci troviamo di fronte questa domenica si può leggere a diversi livelli. Si tratta infatti della professione di fede di Pietro e della beatitudine che Gesù gli riferisce oltre a riconoscergli alcuni compiti che riguardano però la chiesa intera (al capitolo diciotto si ritrova, per esempio, come attribuita a tutti i credenti la capacità di legare e sciogliere che poteva significare sia la capacità di perdonare sia quella di individuare ciò che è da credere fra diverse possibilità). Le chiese a lungo si sono chieste in che modo questo particolare riconoscimento di Pietro potesse continuare dopo la sua morte, finendo per riconoscerlo – con il tempo, la riflessione e l’esperienza – come donato a colui che presiede la chiesa di Roma, suggellata proprio dal martirio di Pietro (e di Paolo).

Ma oltre alle questioni ecclesiologiche, questo brano si occupa della fede di ciascuno di noi offrendoci di nuovo Pietro come discepolo emblematico. Due domeniche fa questo era stato protagonista dell’episodio in cui tenta di camminare sulle acque e affonda, sentendosi chiamare da Gesù “uomo di poca fede”. Lo stesso termine era stato rivolto ai discepoli nell’episodio della tempesta sedata e ancora viene usato da lui pochi versetti prima dell’episodio di questa domenica: durante una discussione Gesù chiede ai discepoli “gente di poca fede” se non hanno compreso il fatto dei pani. I discepoli – e fra questi Pietro – diversamente dalla donna cananea che abbiamo incontrato domenica scorsa sembrano avere poca fede, come noi probabilmente.
Gesù però non si scoraggia e li interroga facendo loro riferire ciò che sentono in giro, per passare poi alla domanda diretta: e voi chi dite che io sia? A questo punto Pietro riconosce Gesù come Messia, come colui che doveva venire, e come Figlio di Dio. Finalmente – e infatti Gesù esulta e sottolinea le parole di lui con una beatitudine – Pietro riconosce l’identità di Gesù e professa la propria fede in lui.
Non si è condannati a restare gente di poca fede dunque, il cammino può essere percorso e il Signore (le cui vie sono inaccessibili, cui nessuno può dare suggerimenti o qualcosa per primo, come leggiamo nella seconda lettura) può donarci la capacità di riconoscerlo e di credere in lui. Questa fede è quella su cui la chiesa viene costruita. Non solo la fede di Pietro, primo tassello (secondo Matteo) della costruzione che Dio edifica, ma la fede di ciascuno e ciascuna è ciò che permette alla chiesa di esistere e crescere. Questo edificio spirituale non verrà sconfitto dalle forze del male, anzi possederà le chiavi del Regno, perché la fede permette di fronteggiare persino le porte degli inferi e di aprire sempre una porta che conduca alla vita. Chi condivide la fede di Pietro, tutta la chiesa cioè come una casa scavata in questa roccia, ha le chiavi per aprire la porta del Regno.
Che non ci accada, quanto Gesù rimprovera a scribi e farisei, quando gli dice che con le chiavi che avevano in mano hanno chiuso la porta del Regno e non hanno fatto entrare nessuno, oltre a non entrare loro stessi. Non basta infatti avere la conoscenza di Dio e l’autorità per professarla per aprire agli uomini il Regno dei cieli, occorre una testimonianza credibile, una vita che dichiari quanto viene professato e consegnarsi ad esso. Certamente questo è vero per ogni credente e per tutta la chiesa, ma con maggior serietà è vero per quelli, come Pietro, che sono chiamati a servire la chiesa perché questa possa dare la propria testimonianza e solo per questo viene data loro una qualsiasi autorità.
I ministri infatti (un’immagine dei quali si può vedere nella prima lettura in cui uno viene posto in posizione di potere per prendersi cura, per essere padre del popolo, suo appoggio) hanno la responsabilità di custodire, corroborare e servire la fede della chiesa perché questa ne possa dare testimonianza. In questo modo le chiavi offerte a Pietro spalancano la porta della vita davanti ad ogni essere umano che di fronte alla fede dei credenti dirà con noi a Gesù: tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, colui che aspettavo per comprendere chi sono, ricevere il perdono e offrire la mia vita per tutti.
Non siamo condannati all’incredulità dunque, né intrappolati nei nostri tradimenti (non sarà Pietro quello che rinnegherà Gesù?), possiamo invece essere una pietra di questa casa scavata nella roccia della fede che Pietro, per rivelazione del Padre, ha professato per primo davanti al Signore. Una casa di pietre vive offerta al mondo perché viva.
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