VI Domenica di Pasqua (B)
(At 10,25-27.34-35.44-48 Sal 97 1Gv 4,7-10 Gv 15,9-17)
Domenica 9 Maggio 2021
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Con troppa facilità e molto spesso si parla dell’amore, in ambito ecclesiale e non, dando per scontato che cosa sia l’amore e come si esplichi. La liturgia della Parola di questa domenica ci può aiutare però a comprendere che cosa sia davvero l’amore a partire da come Dio ama e chiede di amare. Nella seconda lettura infatti (anche questa domenica tratta dalla prima lettera di san Giovanni) leggiamo che chi ama è generato da Dio e conosce Dio. Questo è facilmente comprensibile se si pensa che chi ama è spinto e animato dallo Spirito Santo (che altro non è se non l’Amore di Dio riversato nei nostri cuori) e, se abitato dallo Spirito, non può che essere intimo di Dio. Quanto detto vale per chiunque ama. Infatti la prima lettura (tratta dagli Atti) che riporta stralci dell’incontro fra Pietro e il centurione Cornelio ci insegna a chiare lettere che Dio non fa distinzione di persone, è ben accetto a lui chiunque lo tema e pratichi la giustizia e a questi dona il suo Spirito. Ci viene raccontata un’altra pentecoste (lo Spirito scende e i pagani parlano in altre lingue, come era successo agli apostoli e a quelli/e che erano con loro nel cenacolo) che ha per protagonisti quelli che la chiesa nascente – Pietro compreso – pensava fossero esclusi da una salvezza, che si riteneva riservata al popolo di Israele. E così quanto avviene in casa del centurione Cornelio converte Pietro alla logica di Dio chiedendogli di abbandonare schemi e precomprensioni che fino a quel momento gli erano sembrate intoccabili: Dio invade il cuore di chi lo vuole, anche se pagano.
Chiunque ama dunque (chiunque sia e qualunque sia la sua nazionalità, la sua appartenenza sociale, il suo vissuto religioso, la sua razza o il suo genere) è generato da Dio e lo conosce. Che cosa significa amare, però? Chi è che ama? Non ogni affetto è amore infatti, nemmeno ogni legame e nemmeno i sacrifici fatti per altri fino a dimenticarsi di sé sono necessariamente amore. L’amore si riconosce se ha la stessa forma di quello di Dio che si è manifestato nel Figlio “perché avessimo la vita per mezzo di lui”(parole tratte ancora dalla seconda lettura). L’amore è dunque riconoscibile dalla vita che porta: tutto ciò che fa vivere l’altro (e noi stessi), tutto ciò che nutre, salva, libera, fa crescere l’altro (e noi stessi), questo è l’amore. E poiché questo fa vivere anche noi (ci fa più liberi e forti) ci dà la gioia piena.
Il Signore comanda ai suoi di amarsi reciprocamente proprio perché vuole che abbiano la vita e per spiegare loro la forma più alta dell’amore parla dell’amicizia, perché questo è un amore fondato sulla reciprocità e sulla parità: gli amici (al contrario dei servi) condividono, stanno sullo stesso piano, si prendono cura gli uni degli altri, godono della vita dell’altro e si spendono reciprocamente perché l’altro viva. Gesù ha trattato così i suoi fra i quali siamo anche noi: ci ha detto le cose del Padre non trattenendo nulla per sé solo, ci ha scelti non volendo vivere senza di noi, ci ha affidato la sua stessa missione e i frutti che questa poteva portare non volendo fare nulla senza condividerlo con chi ama. Ci ha infine insegnato il segreto della preghiera e quindi dell’intimità con il Padre: chiedere nel suo nome cioè secondo lo stile di Gesù, cioè amandoci gli uni gli altri, come lui ha amato noi. La preghiera cristiana è parola rivolta a Dio mentre amiamo quelli che lui ci ha dato, questo amore fa del nostro dialogare con Dio una preghiera e allo stesso tempo è il primo frutto della preghiera stessa, perché ci cambia, ci spinge, ci rinnova, ci fa rimanere in Cristo e nel Padre. Da questa intimità sgorgano poi insondabili e incalcolabili frutti che sono capaci di nutrire dove noi neppure possiamo immaginare.
Se domenica scorsa Gesù ci chiedeva insistentemente di rimanere in lui, oggi ci chiede di accogliere la sua amicizia, di ricambiarne il dono, l’intimità, la cura, la dedizione. Non vuole servi e non vuole essere ignorato, vuole intimità e amicizia perché è proprio di chi ama volere accanto quelli che ha scelto e godere del fatto che abbiano la vita, al punto da essere disposto a dare la propria per loro. Davanti a questo amore rivolto a ciascuno/a e che può essere contemplato in ogni gesto che è capace di dare vita, cantiamo col salmista un canto nuovo e con noi invitiamo a cantare la terra intera, poiché tutti i suoi confini hanno veduto la vittoria di Dio contemplando la sua salvezza.