XXXIII Domenica
Tempo Ordinario anno B
(Dn 12,1-3 Sal 15 Eb 10,11-14.18 Mc 13,24-32)
Domenica 14 Novembre 2021
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
La prima lettura, tratta dal libro di Daniele, e il Vangelo usano un linguaggio apocalittico che ai tempi in cui è vissuto Gesù era usuale, ma che è molto distante dal nostro modo di parlare. Si tratta di un linguaggio fortemente simbolico, pieno di contrasti, volutamente esagerato per colpire l’immaginario e il sentire, perché guarda la storia cercando di coglierne gli elementi decisivi, ciò che va assolutamente visto se non si vuole perdere l’occasione decisiva per vivere. I toni vengono esasperati e si descrive la vita come il teatro di una lotta fra il bene e il male, spingendo chi ascolta a prendere posizione e ad agire perché di conseguenza, perché è ormai giunto il momento decisivo.
È un linguaggio a cui non siamo abituati, ma se ci pensiamo bene, è un linguaggio assolutamente sensato per descrivere la vita umana: non va ogni momento vissuto come se fosse quello decisivo? Come possiamo sapere se quello che sta accadendo è la svolta cruciale della nostra vita o semplicemente l’ultima cosa che ci è data di vivere? E non sono forse tutte le generazioni di fronte al fatto che potrebbero essere l’ultima (così come dice Gesù nel Vangelo) e di fronte ad un tempo di grande angoscia (così come dice il libro di Daniele)? La crisi ambientale, la crisi economica, la pandemia, non ci mettono di fronte all’urgenza di agire come se questi fossero gli ultimi tempi che abbiamo a disposizione? Non lo sono forse davvero?
Guardando lo scorrere del tempo ci è chiesto di riscoprire che questo è il momento decisivo, perché proprio ora, quando angoscia (prima lettura) e tribolazioni (Vangelo) si fanno più intense, Dio sta venendo a salvare il suo popolo. Come quando vediamo intenerirsi il ramo degli alberi e spuntare le prime foglie noi sappiamo che arriva la bella stagione, così quando si staglia all’orizzonte quello che più spaventa, le minacce per la vita e per l’umanità intera, proprio ora bisogna cogliere la presenza del Figlio dell’uomo, del Risorto, che indica la via della vita da seguire, proprio ora si fa più vicina la salvezza. Lui (così ci guida la seconda lettura ancora tratta dalla lettera agli Ebrei) ha già attraversato angoscia e morte, mostrandoci la loro sconfitta e ora attende che ogni nemico – ogni morte cioè – venga sottomessa ai suoi piedi. Guardando lui, tenendo fisse nel cuore le sue parole che non passeranno, possiamo attraversare la tribolazione e lo sconvolgimento del mondo (indicato da Marco con l’immagine dei corpi celesti che perdono luce e altezza), certi con il salmista che il Signore è nostra parte di eredità, che la nostra vita è nelle sue mani e che per questo possiamo gioire e riposare, perché Dio ci indicherà il sentiero della vita in fondo al quale ci aspetta gioia piena e dolcezza senza fine. È questo, infatti, il momento in cui Dio salverà il suo popolo.