II Domenica di Pasqua
Anno C
(At 5,12-16 Sal 117 Ap 1,9-11.12-13.17-19 Gv 20,19-31)
Domenica 24 Aprile 2022
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Se ci fosse capitato di pensare che per le discepole e i discepoli che hanno visto il Signore risorto sia stato più facile aderire al Vangelo, il brano di questa domenica ci aiuta a comprendere meglio che ogni credente, dalle prime donne andate al sepolcro all’ultima persona che oggi è diventata cristiana, deve compiere lo stesso cammino: deve cioè credere che colui che era stato crocifisso è risorto. Non basta ascoltare l’annuncio: molti lo hanno sentito anche allora ma non hanno creduto (all’inizio anche i discepoli non credono alla parola delle donne). Non basta nemmeno che dei testimoni oculari lo raccontino, come accade in questo famoso episodio che ha Tommaso per protagonista. Ma non basta nemmeno vedere. Gesù infatti, quando si mostra otto giorni dopo la Pasqua, rivolgendosi a Tommaso gli dice: “perché mi hai veduto hai creduto”. Questa frase ci dice che non basta nemmeno vedere. Dal vedere, infatti, bisogna passare alla fede e questa è la capacità di riconoscere in ciò che si vede e si ascolta l’opera di Dio. Non basta vedere ciò che Dio opera, nemmeno la resurrezione di Gesù (pensiamo che proprio quelli che hanno visto Gesù resuscitare Lazzaro si sono organizzati per ucciderlo), occorre guardare e ascoltare in modo da riconoscere in ciò che accade l’amore infinito che Dio ci rivolge e volerlo. La fede è riconoscersi amati da Dio e scoprire in questo una tale bellezza da voler vivere per esso.
È la stessa dinamica dell’amore. Nessuno di noi può vedere l’amore di qualcuno, né può provarlo, ma può crederci da ciò che l’altro compie e dice. Ci si può ingannare ovviamente (e per questo spesso non si crede nemmeno a ciò che è vero, per paura di fidarsi e soffrire) ma non c’è altro modo per conoscere l’amore che crederci. Fin da quando siamo piccoli è così: un bambino o una bambina che non credesse all’amore che gli viene rivolto soffrirebbe enormemente e finirebbe per affaticare la propria crescita o persino per impedirla. L’amore non si può dimostrare, proprio come la resurrezione, ma questo non significa che non sia meno vero. Non basta vedere, occorre credere: perché solo conoscendo l’amore e scegliendolo la vita diventa altro. “Perché hai veduto hai creduto, beati quelli che pur non avendo visto crederanno”. Beati quelli, cioè, che sanno riconoscere l’amore di Dio dall’annuncio del Vangelo, attingendo da questo per cogliere in tutto ciò che vedono e sentono l’annuncio gioioso della sconfitta della morte che viene dall’amore vivificante di Dio.
La chiesa è proprio il corpo di quelli e quelle che credono a questo amore che vince ogni morte, per questo (bellissima la seconda lettura tratta dall’Apocalisse e vivida di immagini) in mezzo ad essa si può vedere il Risorto, vivo e operante. La fede infatti rende i credenti e la chiesa intera capaci di diffondere e moltiplicare la vittoria di Cristo, per cui lui stesso può essere visto e riconosciuto in loro. La prima lettura (dagli Atti degli apostoli) ce lo racconta parlando della prima comunità: un popolo capace di fare prodigi di vita, capace di attrarre tutti quelli che soffrono perché vengano guariti, capace di liberare quelli che gli spiriti malvagi tengono prigionieri. La resurrezione di Cristo viene creduta, perché il suo annuncio risuona sulla bocca di quelli che con la loro fede e il loro amore lo rendono presente proprio perché intorno a loro la morte viene continuamente sconfitta. Da ciò che essi vivono è possibile credere che ciò che annunciano sia vero e così uomini e donne vengono aggiungi alla famiglia di quelli che credono, che sanno vedere e gioire cioè dell’amore che lascia vuoto ogni sepolcro.