LA CHIESA DI SANTO SPIRITO
La storia del passato è la radice della nostra vita: noi che veniamo, oggi, a celebrare l’Eucarestia a Santo Spirito, continuiamo la ricerca di Dio di tanti che, con i loro problemi e le loro gioie, sono venuti a pregare in questa Chiesa.
Siamo inseriti in una storia che viene prima di noi e che continuerà dopo di noi: segno del nostro limite, ma anche della speranza: la vita continua, anche la nostra personale, nella casa di Dio.
Questi brevi cenni della “nostra” storia, vogliono aiutarci in questo senso.
Ringraziamo don Carlo Alberti che con cura ed affetto ha ripescato tutte le notizie disponibili e Gianluca Maiotti che ci ha fatto rivivere nella storia della parrocchia e della Chiesa di Santo Spirito il passato da cui nasce il nostro “oggi”.
La parrocchia che tutti i perugini oggi conoscono con il nome di Santo Spirito aveva in realtà un titolo diverso, poiché quello esatto era San Giacomo in Santo Spirito in Porta Eburnea:questo nome le fu dato nel 1914, quando alla parrocchia dell’antica ma angusta Chiesa di San Giacomo, ancora oggi situata in via San Giacomo, ma non più officiata, venne concesso l’uso della più grande Santo Spirito in via del Parione, inutilizzata come stabile edificio di culto da oltre 50 anni.
I Padri Minimi del convento di San Francesco di Paola ne erano stati infatti allontanati nel 1860, in base al decreto di soppressione delle Congregazioni religiose emanato in data 11 dicembre dello stesso anno dal marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, regio commissario straordinario delle province dell’Umbria e delle Marche…
…La chiesa di Santo Spirito ha un impianto a croce latina, quindi ad un’unica navata, ma con la peculiarità che tutta la zona del transetto è ricavata nello spessore delle mura perimetrali, così da far assumere, alla sagoma esterna dell’edificio, l’aspetto di un imponente parallelepipedo.
Ci si potrebbe chiedere perchè nel progetto fu scelta una soluzione di questo tipo: in effetti non sarebbe mancato lo spazio per allungare in misura maggiore il braccio corto nella zona della crociera, potendosi espandere questo da un lato verso la piazza del Parione e dall’alto verso il convento e l’orto che si trovava sulle mura urbiche…
…C’è da dire che le indicazioni sulle nuove costruzioni ecclesiali scaturite dal Concilio di Trento quasi privilegiavano la scelta della navata unica, soluzione che facilitava maggiormente l’attenzione dei fedeli durante la predicazione, essendo l’altare principale visibile da ogni punto della chiesa.
Questo espediente architettonico permetteva anche di migliorare l’acustica dell’edificio, per la rinnovata importanza data al canto e alla partecipazione corale…
…La facciata del tipo a capanna è rivolta verso settentrione, e non è mai stata completata; numerose serie orizzontali di mattoni aggettanti tradiscono l’intenzione di un rivestimento ulteriore che non fu mai iniziato. È in laterizio e presenta in alto un finestrone quadrangolare sotto il quale si apre l’ingresso principale con sopraluce ad arco, che forse nel progetto originale doveva essere abbellito da un più consono portale in pietra: ai lati della porta principale, dotata di fornice, sono infatti ancora chiaramente riconoscibili delle profonde scanalature e dei punti di presa per l’attacco del portale stesso alla facciata.
L’ingresso laterale non si trovava originariamente nella posizione attuale, cioè all’altezza del secondo altare di sinistra ma occupava la parete di fondo del braccio sinistro del transetto; nella corrispondente parete esterna della chiesa si può riconoscere ancora la posizione originale, evidenziata dalla tamponatura diversa dei mattoni.
Per un lunghissimo periodo la chiesa non ebbe un campanile vero e proprio…
…Tra il 1866 e il 1870 la zona di Porta Eburnea intorno alla piazza del Parione era stata sconvolta per la costruzione del nuovo carcere giudiziario. Erano scomparsi due monasteri: delle Bartolelle e delle Convertite, la chiesa di Santa Maria Maddalena e la chiesa di San Giorgio.
La chiesa di Santo Spirito era stata consegnata a dicembre del 1861 a don Cesare Sperandio parroco di San Giacomo pur rimanendo di proprietà dell’Amministrazione Demaniale.
Il Parroco iniziò subito le pratiche per ottenere che l’officiatura parrocchiale di San Giacomo fosse trasferita in Santo Spirito, ma queste durarono a lungo.
Verso gli ultimi decenni dell’800 dopo un ulteriore richiesta da parte del Comune di provvedere alla manutenzione del tetto della grande chiesa, il Parroco richiese ufficialmente , il 25 settembre 1889, che la proprietà fosse trasferita alla chiesa di San Giacomo, che nel 1897 venne dichiarata inservibile per motivi di igiene pubblica.
Solo nel 1914 il titolo di San Giacomo in Santo Spirito fu trasferito alla chiesa una volta proprietà dell’ordine dei Minimi di San Francesco di Paola.
In seguito, intorno al 1956, il Parroco don Primo Ciampoletti richiedeva al Comune la cessione del giardino adiacente la casa parrocchiale, con l’intento di costruirvi un centro parrocchiale.
Il piccolo giardinetto, lungo le antiche mura medioevali, era quanto rimaneva dell’antico cimitero della chiesa di San Giorgio, e durante la seconda guerra mondiale il suo sotterraneo era stata utilizzato come rifugio antiaereo.
Il Comune di Perugia respinse però la richiesta e, per avere un suo centro parrocchiale, la parrocchia di Santo Spirito dovette attendere fino al 1999 anno in cui fu completata la costruzione dello SHALOM in via Quieta. Era già Parroco dal 1967 don Saulo Scarabattoli.
Attualmente è in corso una richiesta alla Provincia ed al Comune delle 2 aule scolastiche che affacciano sul sagrato e che un tempo erano parte dell’antico convento confiscato nel 1860.
LO SHALOM
…Già don Primo sognava di costruire qualche sala per la catechesi e la carità.
Negli anni 60 per i giovani c’era uno spazio, la sala di San Giacomo, in quella che era stata una chiesa si radunava un gruppo che scherzosamente si chiamava “SAVAS”: società anonima vagabondi a spasso!.
Dagli anni 60, cresciute le esigenze e le attività ci si arrangiava su piccole salette in via della Consolazione. Poi siamo stati ospitati dalle suore di Sant’Antonio e dal Salesiani di Don Bosco.
Di nostro però non avevamo niente.
Qualche “sogno” rispolverò nei decenni scorsi: prima di nuovo l’area vicina al carcere, poi una parte dell’orto delle suore, poi la ex chiesa di San Savino occupata nel frattempo da una famosa falegnameria poi posta in vendita.
Per questa eravamo arrivati vicino all’acquisto ma si è fatto avanti un Istituto Bancario e abbiamo dovuto rinunciare.
Allargando lo sguardo venimmo a sapere che uno dei due prefabbricati di via Quieta, un tempo scuola elementare, era stato adibito a biblioteca dei ragazzi; quando la biblioteca trovò un ambiente più adeguato in via Pennacchi, chiedemmo al Comune di acquistare quell’area.
Il 27 settembre 1994, dopo lunghe trattative, potemmo firmare finalmente il contratto con il Sindaco…
…Demolito il prefabbricato è cominciata la costruzione. Era il febbraio 1997. Lunghi mesi di lavoro, poi, dopo varie inaugurazioni parziali la domenica 31 ottobre 1999, con la Messa e la benedizione del Vescovo Giuseppe Chiaretti l’inaugurazione ufficiale.
Lo Shalom – nuovo germoglio – era nato.
IL MESSAGGIO DELLE PIETRE
Il nome: tutto l’edificio lo abbiamo voluto chiamare SHALOM: pace. È la parola ebraica usata da Gesù per salutare gli Apostoli nel giorno di Pasqua.
Lo spazio della Parola (evangelizzazione e catechesi) sono sei aule con il nome dei quattro Evangelisti (Matteo, Marco, Luca e Giovanni) più Pietro e Paolo.
Il grande spazio per la Celebrazione (Messa e Preghiera) si chiama “Abbà” (papà anzi “paparino”) con due saloncini laterali:”Betlemme” (la nascita di Gesù) ed “Emmaus” (la sua resurrezione).
Lo spazio per la carità – accoglienza di persone con qualche difficoltà – sono due monolocali (appena un simbolo ma di più non si è potuto) che rievocano i luoghi che hanno ospitato Gesù: “Betania” e “Cafarnao”…
…Un passante qualsiasi potrebbe chiedersi cosa può essere questo edificio così diverso da una “civile abitazione”. E avrebbe ragione a chiederselo: invitato ad entrare scoprirebbe che lì non abita una famiglia come tante ma una famiglia di famiglie, una comunità parrocchiale immersa in un Mistero che noi chiamiamo DIO.
LA VETRATA
La vetrata, composta da più pannelli, è stata realizzata con vetri colorati in pasta tagliati in tessere, dipinti tre volte e cotti dopo ogni ritocco pittorico. Le tessere sono state assemblate con trafile di piombo saldate a stagno ed infine ogni pannello, rinforzato con l’impastatura, è stato inserito nel telaio di supporto.
Nella sua realizzazione abbiamo provato ad immaginare una vetrata che illuminasse il cammino in uscita dalla chiesa e il pensiero per la realizzazione del bozzetto fu guidato da un sentimento particolare: il popolo di Dio , dopo la partecipazione alla funzione comunitaria, porta dentro di sé lo Spirito Santo nel mondo.
Abbiamo immaginato gli elementi della nostra vita, a sinistra l’acqua, al centro il fuoco e a destra la terra in una soffusione di luce verso la quale ogni credente tenderà.
Speriamo di aver trasmesso questo insieme di emozioni, unendo religiosità, arte e fatica di realizzazione espressiva dai sentimenti alla materia.
E’ sempre difficile immaginare un’opera figlia del proprio tempo ma portatrice di spiritualità universale da collocare in un luogo così caratterizzato storicamente e con opere di periodi differenti; ma le chiese sono da sempre testimoni di espressioni artistiche diversificate, unite nei secoli a magnificare la casa del Creatore, abbellendola e rendendola più accogliente per il cammino dell’uomo.
Breve storia dell’Organo di Santo Spirito
Il nostro organo è “nato” nel 1942 ad opera di un Organaro di Foligno, di nome Pinchi (alcune generazioni, attualmente esaurite).
Sono state utilizzate anche alcune canne particolarmente preziose, prese da un precedente organo Morettini (famosi Organari di Perugia, la cui attività attraversa tutto il sec XIX), di epoca ottocentesca.
Per curiosità, ricorderemo che addirittura alcuni degli organi di S Giovanni in Laterano, a Roma, sono opera loro.
In epoca recente, le canne erano sistemate nell’abside della chiesa, dietro la grande tela della Pentecoste.
La consolle era dietro l’altare “maggiore”, in mezzo al Coro.
Nel settembre 1979, per esigenze liturgiche, la sola consolle venne sposata nel transetto dx (dove si trova attualmente), ma solo allungando e aggiungendo il filo elettrico ai contatti esistenti.
Nell’agosto del 1989, dopo un lungo lavoro di restauro delle canne (per opera dell’organaro Marco Valentini, di Pozzo di Gualdo Cattaneo, il nostro organo ha ripreso a canticchiare (!)…
Ma il dono grande è stata l’opera sia da Organaro che da esperto di “arredo”, del maestro Giuseppe Lucca, amico della parrocchia e del coro.
Tutto il somiere e le canne sono state sistemate nel transetto, in uno spazio preparato ad hoc, e con una “mostra” di grande pregio artistico.
Attualmente il nostro organo può “cantare” a piena voce, con le sue 1.002 canne!
Ogni tanto ha bisogno di una carezza (!) da parte del maestro Lucca, per tenere giusta l’ accordatura e provvedere alla manutenzione ordinaria, ma il servizio che presta per la bellezza delle celebrazioni, è veramente prezioso!
Deo gratias, Alleluja!
Tutti questi brani sono stati stralciati dal libro: “La chiesa di Santo Spirito di Perugia – note storico-artistiche di Gianluca Maiotti. Per conoscere interamente la storia della chiesa e delle opere in essa contenute richiedere il libro in sagrestia o all’indirizzo e-mail: giancarlo.pecetti@yahoo.it