XX Domenica del Tempo Ordinario

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17 - Ago - 2019
Spirito Santo M.I.Rupnik

Spirito Santo M.I.Rupnik

…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani

XIX Domenica del Tempo Ordinario

Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa

Nel Vangelo di oggi, che riprende pochi versetti più avanti il capitolo dodicesimo di Luca che stiamo leggendo da qualche domenica e che contiene una serie di insegnamenti per i discepoli, ascoltiamo una parola che sulle labbra di Gesù non ci aspetteremmo mai, perché parla di divisione. Gesù pone una domanda: pensate che sia venuto a portare la pace sulla terra? Noi risponderemmo sì o almeno vorremmo rispondere di sì e invece lui dichiara che proprio per ciò che lui porta tutti si divideranno: non conteranno più nemmeno i legami familiari, il Vangelo sarà motivo di divisione comunque.

Si tratta di una parola inquietante, che continua l’insegnamento sulla fede che abbiamo già visto nelle domeniche passate. La fede, infatti, determina una tale ridefinizione della persona che chi diventa credente è immediatamente individuabile e si distingue dagli altri, non certo perché li disprezzi o se ne separi (al contrario), ma perché ciò che lo guida è il Vangelo, l’amore di Dio e del prossimo e niente altro. Le logiche usuali – relazioni familiari, interessi economici, benessere fisico, influenze politiche, sociali o quant’altro – non sono più criteri di riferimento, al contrario tutto viene ridefinito alla luce del Vangelo che diventa l’unico criterio da seguire e questo fa una differenza decisiva.

Ora, la differenza può arrivare a dividere o persino portare guerra o persecuzione come accade a Geremia nella prima lettura. Geremia non può dire ciò che fa contento il popolo e i capi, perché è spinto solo dal desiderio di servire Dio e la sua parola, ma questo gli costa la libertà e mette a rischio la sua vita, fino a che Dio, tramite un uomo, lo libera. Se Geremia avesse agito spinto dall’istinto di preservarsi o dalla volontà di farsi accettare e onorare dal popolo, non sarebbe stato separato dagli altri e imprigionato, ma il fuoco che lo abita – quel fuoco che Gesù desidera vedere acceso – gli impedisce di comportarsi in modo da tutelare se stesso, brucia invece dal desiderio di dire e vivere la parola di Dio. Al capitolo 20 del libro di Geremia così viene descritto l’animo del profeta: “La parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome. Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”(Ger 20,8-9). Questo fuoco, l’amore di Dio in noi che ci spinge, non può essere trattenuto e stravolge tutte le logiche umane che ripongono speranze e cercano vita altrove.
Come si fa a vivere tutto questo, quando vediamo che concretamente ci danneggia? Se vivere la fede ci dovesse impoverire, togliere tempo per il riposo e per la salute, oppure farci perdere occasioni sociali o affetti? Quando la lotta si fa dura, quando sentiamo la fatica della vita e anche del nostro peccato che ci fa scoraggiare di fronte all’impresa (perché ci dice che non siamo in grado di vivere il Vangelo e che quindi non è per noi), possiamo ricordare, come leggiamo nella seconda lettura tratta dalla lettera agli Ebrei, che non siamo soli in questa impresa, perché intorno a noi c’è un popolo di testimoni, molti che hanno vissuto spinti solo dall’amore di Dio e del prossimo, molti che ci confermano che è possibile e che questo porta alla vita. Non corriamo soli dunque, ma siamo trascinati da una folla e in questa situazione è più difficile stare fermi che camminare. Inoltre abbiamo davanti agli occhi Gesù, su cui tenere fisso lo sguardo. La sua vicenda, come quella di Geremia nella cisterna, ci dice che Dio libera e salva e che la fatica che ci minaccia non può danneggiarci.
Si tratta allora di lasciarsi prendere dall’amore del Padre, per  vivere, come Gesù, totalmente consegnati ad esso. E se questo dovesse costarci molto o ci toccasse resistere fino al sangue, non ci scoraggeremo: quelli cui dobbiamo mostrare l’amore del Padre ci interessano di più, per cui lasceremo ardere il fuoco che il Vangelo ci ha acceso dentro e questo ci condurrà alla vita.
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