XXV Domenica del Tempo Ordinario

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21 - Set - 2019
Spirito Santo M.I.Rupnik

Spirito Santo M.I.Rupnik

…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani

XXV Domenica del Tempo Ordinario

Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa

La parabola di oggi ritorna su un tema caro al Vangelo di Luca: le ricchezze. Il terzo evangelista descrive spesso la ricchezza come un pericolo, perché capace di ingannare il cuore dell’essere umano su ciò che è essenziale. Può succedere infatti che ci si illuda che possedere beni (o vivere in società avanzate) ci salvi dalla morte o dia pace all’esistenza. Un tale inganno è mortale perché non ci si accorge che per vivere occorre condividere, cioè impoverirsi perché chi non ha nulla abbia qualcosa, e per avere un’esistenza pacificata occorre riporre in Dio e nell’amore ogni speranza e ogni impegno.

Per aiutarci a comprendere questo il Vangelo ci presenta un personaggio scandaloso: un amministratore che sperpera gli averi del suo padrone. Non si dice che prendeva per se i soldi dell’altro, ma solo che non gli permetteva di accumulare, non facendo i suoi interessi. Chiaramente il padrone non può che cacciarlo, ma di fronte alla perdita del proprio lavoro l’amministratore reagisce come era abituato: sperpera ricchezza. Chiama infatti i debitori del suo padrone e abbassa loro il debito per farseli amici. Probabilmente nel fare così rinuncia alla propria parte di interesse sul debito – perché una parte spettava proprio all’amministratore – sperperando la propria ricchezza proprio in un momento di bisogno, ma così facendo si fa degli amici.
L’insegnamento di questa parabola viene condensato da Gesù stesso in poche parole, cioè “fatevi degli amici con la ricchezza disonesta”, che potremmo ridire così “fate in modo che le persone vi siano grate usando la ricchezza ingiusta”.
Ogni ricchezza, d’altra parte, è ingiusta, non tanto perché guadagnata con disonestà, ma perché se qualcuno è ricco vuol dire che altri sono poveri, mentre le risorse della terra sono state date a tutti gli uomini perché tutti vivano. Se alcuni sono ricchi e altri poveri è colpa dei nostri sistemi sociali ed economici che creano ingiustizia, sfruttano la guerra, distruggono l’ambiente e così minacciano la vita di tutti: ricchi e poveri, anche se solo i poveri sanno cogliere il pericolo. Non c’è dunque ricchezza giusta, perché giustizia vuole che tutti condividano i beni che sono destinati a tutti. Davvero riteniamo giusto che i nostri figli mangino mentre tanti bambini muoiono di fame, magari mentre i loro genitori lavorano 12 ore al giorno nelle miniere che estraggono il materiale per il nostro ennesimo cellulare?
Le risorse della terra sono per tutti, i confini che ci siamo dati sono solo funzionali ad organizzarci se non diventano la scusa per arraffare ciò che erroneamente pensiamo sia nostro. Di chi è la foresta amazzonica? Se è dei paesi sud americani allora possono distruggerla e facilmente moriremo tutti. Oppure è di tutti e allora tutti dobbiamo condividere risorse per custodirla, facendo giustizia (per esempio) alle popolazioni che affamiamo con un commercio iniquo oppure piantando noi moltissimi alberi che compensino la deforestazione che in altre epoche abbiamo portato avanti per arricchirci.
Se però la ricchezza è sempre ingiusta, c’è un modo saggio di usarla e questo modo consiste nel considerarla qualcosa di poco conto, qualcosa che si può manipolare, trafficare, perdere, per alleggerire i debiti altrui e creare relazioni di amicizia. Non è qualcosa cui servire e cui affidarsi (non un altro dio come ci ammonisce la fine del Vangelo) ma qualcosa da usare per far vivere tutti, desiderando per sé, come ci suggerisce la prima lettera a Timoteo, solo una vita tranquilla, che ci permetta di dedicarci a Dio e di testimoniarlo.Che Dio ci doni una vita saggia, priva dell’illusione che ci si salvi arricchendosi o difendendo dai poveri la propria ricchezza, convinti di servire Dio solo con il culto ma pronti ad approfittarsi di chi è nel bisogno (come bene denuncia il profeta Amos). Molto più saggio è trafficare con i propri averi (e quelli di tutti) perché ogni creatura (noi compresi) abbia di che vivere.
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