11 - Ott - 2019
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…
XXVIII Domenica del Tempo Ordinario
Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa
Il Vangelo di questa domenica può aiutarci a purificare le motivazioni che ci spingono a rivolgerci a Dio e a professarci cristiani, anzi può essere un vero e proprio banco di prova per rispondere alla domanda che un altro Vangelo in un altro momento pone sulle labbra di Gesù: chi cercate?
Dieci malati vanno da Gesù, dieci lebbrosi, e tutti e dieci vengono guariti. Uno solo torna indietro lodando Dio a gran voce per ringraziare Gesù e lo fa prostrato ai suoi piedi. Gesù non aveva comandato ai lebbrosi di tornare, ma di presentarsi ai sacerdoti, d’altra parte rimane stupito che sia tornato indietro uno solo: “non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”. E prosegue: “la tua fede ti ha salvato”. Tutti e dieci i malati sono andati per essere guariti, hanno pregato allo stesso modo e hanno obbedito alla parola di Gesù, ma solo uno di loro viene salvato. La guarigione, dunque, non coincide con la salvezza, almeno non nella logica di Gesù. Può darsi che molti, anche nella chiesa, cerchino Dio per essere guariti, per stare bene cioè, per essere rassicurati, per avere un aiuto, per sentirsi bravi e inseriti in un sistema di valori che ci dice che la nostra vita va bene così come è. Si può cercare Dio cioè per sentirsi meglio, per guarire dalle molte sofferenze che portiamo. Dio ascolta queste esigenze e le esaudisce anche, ma questa non è ancora la salvezza.
Per essere salvati occorre riconoscere l’amore di Dio nella vita e nei doni che riceviamo, scoprire in questo amore il senso della vita stessa, al punto da essere disposti a non rendere più gloria a nessun altro (come Naaman il Siro), cioè a non essere più disposti a cercare vita e benessere altrove. Se ricevendo i doni di Dio continuiamo a preoccuparci solo dei doni, allora serviremo chiunque altro sarà in grado di garantirceli e dimenticheremo Dio qualora non sembrasse più intenzionato a farci stare meglio (non è questa la logica di chi ritiene che siano i soldi o la salute o l’ordine sociale o essere stimati e amati ciò che conta davvero?). Oppure, Dio non voglia, potremmo essere tentati persino di usare il suo nome per procurarci doni, magari a scapito di altri, come succede quando in nome di Dio si vuole negare soccorso e ospitalità ai fratelli o difendere chi distrugge l’ambiente minacciando la vita di tutti.
Invece se, come il lebbroso samaritano, ricevendo i doni di Dio rimarremo affascinati dal Donatore, da come lui ama e da come vive, allora non ci importerà di altri possibili doni, ma vorremo dedicarci a lui solo e in questo scopriremo il senso di ogni dono possibile.
Gli innamorati sono grati dei doni e delle attenzioni ricevute, ma questi li riempiono di gioia solo perché vengono da colui/colei che amano. Se i doni non venissero più, soffrirebbero perché temono di non avere più l’amato non per i beni perduti. Così è con Dio: se sono i benefici che vengono da lui ad interessarci e non lui e quelli che lui ama, facilmente altri ci affascineranno oppure il nostro cuore, pur continuando a parlare di Dio, servirà altri padroni con altre logiche, purché ci diano i beni promessi.
La salvezza invece consiste nello stupito riconoscimento del volto di Dio che ci guarisce e ci fa vivere, perché non ci sarà più malattia né morte (nemmeno le catene come testimonia la seconda lettera a Timoteo) che ci potrà togliere la certezza che il Dio della vita ci ama e “rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso”, cioè non vuole smettere di essere Colui che ci ama (il suo amore per noi fa parte di lui).
Vivere in questa relazione grata e fiduciosa con Dio è già la salvezza. Così fin da ora, attraversando la vita senza preoccuparci di trattenerla ma di cogliere in essa l’amore del Padre, assaporiamo la vittoria sulla morte, che ci è promessa, e possiamo gioire con il salmista: “Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. Si è ricordato del suo amore e della sua fedeltà”.