V Domenica del T.O. anno C
V Domenica Tempo Ordinario
Anno C
(Is 6,1-2.3-8 Sal 137 1Cor 15,1-11 Lc 5,1-11)
Domenica 6 Febbraio 2022
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Se domenica scorsa venivamo portati a riflettere sulle resistenze che la Parola può incontrare intorno a noi e in noi, oggi assistiamo invece ad una sua generosa e pronta accoglienza. Fin dall’inizio di questa pagina di Vangelo troviamo infatti l’ascolto e il servizio della parola: Gesù predica, le folle vogliono ascoltare e Simone offre la propria barca, che era rimasta tristemente vuota e inutile durante la pesca, perché il Signore possa insegnare. E alla fine di questo insegnamento Gesù si rivolge a Simone perché torni a pescare. La risposta di Simone ci mostra ancora una volta la centralità della Parola che viene onorata in ogni modo: abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola getterò le reti. Sulla tua parola. Nell’ascoltare Gesù Simone ha scoperto quell’autorità che altri avevano già visto a Nazaret e, fuori dalle logiche del suo mestiere (è ormai giorno e tutta la notte non hanno pescato nulla), fa un gesto che ha senso solo se la parola di Gesù è affidabile. La vita cristiana è in fondo una vita umana, come tutte le altre, nutrita da una parola, che spinge a trovare il senso di ogni gesto non solo nelle logiche buone e belle dell’intelligenza e della morale, ma nella logica straordinaria del Vangelo che chiama a sperare in un amore traboccante per far rinascere continuamente la vita, che riempie le reti rimaste vuote. Luca ci racconta che tutti vengono presi dallo stupore e che Simone si getta ai piedi di Gesù riconoscendosi peccatore. Nel fare questo non esprime sensi di colpa e nemmeno il rammarico per la propria imperfezione, ma piuttosto parla della dismisura fra ciò che comprende di sé e ciò che viene da Dio (una dinamica simile si può notare anche nel brano tratto dal libro del profeta Isaia, che costituisce la prima lettura, e anche in quello che Paolo dice di sé nella seconda lettura). Di fronte ad una tale sovrabbondanza di vita, ci si può solo riconoscere indegni.
La risposta di Gesù (non temere!) è tipica dei racconti di vocazione, nei quali chi annuncia, davanti al turbamento iniziale di chi deve ascoltare, invita a non temere e rassicura (nel Vangelo di Luca le stesse parole si trovano per esempio nel racconto dell’annunciazione a Maria). Simone però non è stato chiamato a fare niente. Sembrerebbe allora che Gesù veda proprio nel fatto che Simone si è fatto servo e ascoltatore della Parola, al punto da riconoscere la propria indegnità davanti ad essa, una chiamata del Padre, un moto dello Spirito. Forse Gesù completa solamente la vocazione di Simone: sarai pescatore di uomini. E lo sarà davvero, proprio a partire dalla consapevolezza della sua fragilità, perché questa gli impedirà di mettere se stesso al posto della Parola e lo spingerà solo ad ascoltare e seguire. Vivendo così sarà pescatore di uomini e donne, perché quando si vive per la Parola molti vengono presi all’amo della bellezza del Vangelo che viene raccontato e, in tutta povertà, vissuto.
La storia della chiesa (tutti questi venti secoli) e la sua stessa esistenza si fondano su questa decisiva dinamica (di cui anche il brano della prima lettera ai Corinzi ci parla): l’incontro con Gesù e il riconoscerlo come Signore non ci rende perfetti, anzi fa più acuta la consapevolezza delle nostre mancanze, facendoci allo stesso tempo capaci di testimoniare la sua eccedente potenza di vita proprio a partire dalla nostra debolezza. Nessuno annuncia ciò che l’ha già salvato e che non ha più bisogno di ascoltare, ma piuttosto annuncia ciò su cui fonda il proprio vivere, ciò in cui spera, ciò su cui è pronto a gettare le reti e che lo fanno scoprire sempre inadeguato. È così da quel giorno sul lago, quando le barche quasi sono affondate, è stato così quando i diversi testimoni (sarebbe bello vedere, scorrendo il testo di Paolo, quanti e quali sono i testimoni autorevoli su cui si fonda la vita della chiesa e che noi riduciamo erroneamente solo a dodici!) hanno raccontato la resurrezione di Cristo, è così adesso ed è vero per ciascun credente, chiamato allo stesso cammino di Simone. Non ci è chiesto che ascoltare e seguire, perché altri possano vedere la stessa eccessiva bellezza che abbiamo visto noi e davanti alla quale, con loro, ci inginocchiamo ancora oggi.