Festa di Maria Assunta in cielo
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…
Festa di Maria Assunta in Cielo
Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…
Festa di Maria Assunta in Cielo
Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…
XIX Domenica del Tempo Ordinario
Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa
La seconda lettura di questa domenica (tratta dalla lettera agli Ebrei) ci può aiutare a riprendere quanto la Parola di Dio ci ha detto nelle ultime settimane per permetterci di comprendere come essere credenti cambia concretamente la nostra vita: il modo in cui guardiamo la realtà, i nostri giudizi e i nostri gusti, le scelte e le azioni. Nell’insegnamento di Gesù sulla preghiera abbiamo colto la possibilità di vivere davanti al Padre attendendo il dono dello Spirito che invadendoci può farci vivere da figli, mentre nell’insegnamento sul denaro abbiamo compreso come usare dei beni della terra (ogni tipo di beni) in modo saggio: come strumenti, cioè, per costruire vita condividendo senza sciocche pretese di accumulare, come se questo potesse salvare la nostra vita.
Il brano della lettera agli Ebrei proclamato in questa domenica torna proprio sulla fede e ci porta l’esempio di uomini e donne che hanno vissuto, desiderato, scelto solo sulla base della loro fede e così hanno generato vita, anche se non hanno visto il frutto delle promesse che erano state fatte loro. Non vedevano il frutto, ma sperandolo per la fede e vivendo di conseguenza, è stato come se godessero già di ciò che ancora non c’era. Sarebbe come se una giovane coppia in difficoltà perché senza lavoro, ricevesse la promessa di una occupazione e quindi di uno stipendio e cominciasse allora a regolare scelte e azioni sulla base della nuova condizione, non ancora in atto, ma già operante nelle loro vite, perché capace di cambiarne la prospettiva.
La promessa che ciascuno di noi ha ricevuto, non ancora in atto, ma già operante, è la pienezza della vita: la beatitudine di incontrare Dio e di entrare nel Regno.
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…
XVIII Domenica del Tempo Ordinario
Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa
C’è un modo saggio e un modo stolto di vivere. In entrambi i casi quello che le persone cercano, ciò che ciascuno di noi cerca, è avere vita in abbondanza, la differenza sta però in ciò che scegliamo come fonte di vita. La saggezza sta proprio nel saper distinguere ciò che dona la vita da ciò che la promette solamente o che la dona in modo del tutto provvisorio e ingannevole. Nel libro del Qoelet tutte le cose “sotto il sole” vengono descritte come vane e dichiarate come inconsistenti. Per quanto belle e gradevoli, sono come un soffio, qualcosa che non dura, su cui non si può costruire in modo solido. “Sotto il sole”, ripete Qoelet, tutto è vano, niente procura vita davvero. Non è sotto il sole che si deve cercare, quindi, ma nei cieli, come invita a fare la lettera ai Colossesi. Non nel senso di estraniarsi dalla realtà per rifugiarsi in chissà quale spiritualismo alienante, ma nel senso di guardare le cose della terra dalla giusta prospettiva, con la sapienza che ci viene dalla fede (una prospettiva dall’alto perché guarda il mondo a partire dalla consapevolezza dell’amore di Dio) e che ci fa riconoscere che cosa ci dà vita. L’uomo nuovo, il credente, non si fa ingannare dalla cupidigia che arraffando e violando pensa di salvarsi dalla morte, ma rinnova la propria mente e si riveste della novità del Vangelo che riconosce solo nell’Amore del Padre la fonte di ogni vita.
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…
XVII Domenica del Tempo Ordinario
Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa
In molte culture l’ospitalità è un d
Ad una precisa richiesta dei discepoli, che possiamo indubbiamente fare nostra, Gesù insegna che cosa significhi pregare. L’inizio dell’insegnamento (l’invocazione “Padre”) e la fine (il detto sui genitori che, anche se cattivi, danno cose buone ai figli) racchiudono come in una cornice preziosissima il senso della preghiera cristiana, che consiste nel porsi davanti a Dio come si pongono i figli di fronte ai genitori. Siamo davanti a Dio consapevoli che lui è il Padre/Madre buono, che sempre ci ascolta e sempre vuole farci vivere. Non dobbiamo convincerlo a farci il bene, non dobbiamo insegnargli cosa darci, non dobbiamo ingraziarcelo o averne paura: è il Padre buono. Questa certezza incrollabile nell’amore di lui viene resa dal racconto sull’amico importuno che bussa di notte alla casa dell’altro: non si sarebbero alzati tutti, si alza solo l’amico che tiene davvero all’altro…l’insistenza funziona solo con chi ha il cuore aperto e Dio ha il cuore e l’orecchio teso verso di noi, tanto che non può resistere alle nostre insistenze.
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…
XVI Domenica del Tempo Ordinario
Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa
In molte culture l’ospitalità è un dovere sacro, qualcosa cui non è possibile sottrarsi. L’immagine di Abramo affaccendato per accogliere gli ospiti a Mamre, pronto a preparare il cibo e a chiedere a Sara di fare altrettanto, volendo coinvolgersi di persona e non delegando ai servi il lavoro, dice come fosse considerata l’ospitalità: non si tratta di essere gentili o di fare bella figura offrendo qualcosa di buono, si tratta di un’urgenza cui si deve rispondere in prima persona con tutto l’impegno possibile. Perché? Chi è straniero ha perduto il proprio orizzonte, non conosce i luoghi, non conosce la lingua, non sa come procurarsi sostentamento e riparo, per quanto possa essere forte e capace è diventato debolissimo, perché ha perduto ogni punto di riferimento culturale, economico, affettivo, esistenziale. Non si può fare a meno di prendersi cura di persone in queste condizioni, perché in chi li accoglie trovino un primo punto di riferimento per cominciare a ricostruire il proprio orizzonte, per poter essere se stessi, per poter vivere.
Non ci si può sottrarre a questo dovere perché l’ospite porta impressa l’immagine di ciascuno di noi: ciascuno di noi privato della sua lingua, della sua casa, dei luoghi che conosce, del lavoro che può fare, dei diritti di cittadinanza, sarebbe perduto. L’ospite ci ricorda quindi che senza gli altri siamo perduti: nessuno può procurarsi vita isolatamente o perseguendo meschini interessi di parte, siamo vivi solo se ci stringiamo gli uni agli altri.
Diventando punto di riferimento dello straniero, accogliendolo, stringendosi a lui, condividendo con lui le risorse, servendolo, Abramo riceve un dono: una parola, uno sguardo che lui e Sara non potevano avere, qualcosa che può vedere solo chi viene da fuori e non ha gli occhi velati dall’abitudine o da ciò che è sempre stato così. L’ospite può annunciare la nascita di un figlio a dei vecchi che forse non ci speravano più: uno sguardo diverso può ringiovanire tutto ciò che pensavamo avesse fatto il suo corso. Vale per Abramo, vale per ciascuno di noi, vale per le famiglie che accolgono figli, vale per le società che sanno accogliere i poveri e gli stranieri.
L’ospite privo di ogni riferimento, senza luogo e senza nulla perdere, è libero di vedere la novità possibile in una situazione che per noi è chiusa e sterile. Anche Gesù si comporta così: alle sorelle che chiama per nome, perché è loro amico, e che lo hanno ospitato, dona una parola nuova, uno sguardo altro che solo lui, che ha scelto di non avere un posto dove posare il capo, poteva avere. In modo particolare insegna alle sue amiche che è più importante farsi discepole, ascoltando la parola, che occuparsi delle faccende domestiche, per quanto sacre perché rivolte all’accoglienza dell’ospite. Sta dicendo a delle donne, in sintesi, che ciò che conta di più per loro non è far funzionare la casa (faccende e cura dei bambini), ma ascoltare la parola di Dio. Nessun capofamiglia avrebbe potuto dire questo perché sarebbe stato sconveniente per la gestione della propria casa e neppure alcuna donna cui non avessero dato alternativa, perché il ruolo di gestione della casa dava loro identità e importanza. Solo un ospite, uno straniero, uno senza casa, può dire questa parola nuova.
E questa parola viene portata a compimento dall’annuncio e dalla testimonianza della chiesa, nella vita della quale si manifesta il mistero nascosto dai secoli. Il ministero di questa parola ora è affidato noi, al punto che che il mondo può scoprire di essere stato visitato da Dio solo se gli lasciamo vedere Cristo in noi. Sediamoci dunque ai piedi del maestro, amico e ospite, per ascoltare ciò che di nuovo la Parola ci può insegnare, lasciandoci istruire con ogni sapienza per diventare perfetti in Cristo e testimoniarlo così ad ogni essere umano.
Magari ai piedi del maestro scopriremo che ciò per cui ci affanniamo (difendere i nostri interessi? avere qualche garanzia economica? far funzionare la nostra famiglia? stare in salute? farci valere?) non è la parte migliore e avremo la possibilità di scegliere una vita nuova, costruita sul Vangelo che non ci verrà tolto.
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…
XV Domenica del Tempo Ordinario
Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…
XIV Domenica del Tempo Ordinario
Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa
Fra tutte le buone notizie che possiamo ascoltare, ce n’è una sola che è capace di trasformare il lutto in gioia e di consolare da ogni sofferenza. Una sola buona notizia dona una pace piena, come quella che conoscono i piccoli quando passano dal pianto disperato al seno della mamma che con il latte fa succhiare sicurezza, riparo, affetto. Chi ha visto un neonato passare dal pianto disperato e inconsolabile alla più totale serenità solo per essersi attaccato al seno materno, sa di cosa è capace la buona notizia del Vangelo.
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XIII Domenica del Tempo Ordinario
Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa
Accade a ciascun credente quanto successo ad Eliseo: mentre facciamo la nostra vita (Eliseo è in casa sua, fra i suoi familiari e fa il suo lavoro) l’incontro con il Dio vivo ci trasforma. Non tutti cambiamo attività o casa o relazioni, come accade al profeta, ma tutti cambiamo vita, perché la fede trasfigura tutto di noi, rendendoci, qualunque cosa facciamo, una profezia vivente. Magari resta tutto uguale ma niente lo è più, come quando ci si innamora, come quando nascono i figli.
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…
Domenica della Santissima Trinità
Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa
Dire che Dio è Trinità vuol dire che egli è un mistero di vita condivisa: Padre, Figlio e Spirito vivono cioè l’uno per l’altro in modo tale da avere un’unica vita nella quale si donano e si amano. Si comprende allora perché nel Vangelo Gesù dica che lo Spirito prende quello che è suo e lo annuncia, ma anche che ciò che è suo è del Padre. Queste parole dichiarano infatti che nessuno dei Tre ha nulla che non sia condiviso.
dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani …- Corpus Domini
Spirito Santo M.I.Rupnik
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuore, dall’orecchio alle mani…
Domenica del Corpus Domini
Commento della nostra parrocchiana Simona Segoloni Ruta – Teologa