Tag Archive » Epifania

Home » Epifania
05 - Gen - 2022

Epifania del Signore

Epifania del Signore

Anno C

(Is 60,1-6   Sal 71   Ef 3,2-3.5-6   Mt 2,1-12)
Giovedì 6 Gennaio 2022

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Quale è la via che conduce a Cristo Signore? I magi ci stanno davanti come segno del cammino di ciascuno. Essi hanno gli occhi piantati al cielo, scrutano le stelle, fanno calcoli: bellezza e scienza sono ciò che li nutre, li entusiasma, fino a far intraprendere loro un viaggio nel quale non c’è alcuna certezza. Per arrivare ad incontrare Cristo bisogna abituarsi a nutrire il cuore e la mente con ciò che vale, alzare lo sguardo dalle piccinerie veloci e dalle proposte violente o volgari, alzare lo sguardo verso le stelle: verso la bellezza della natura, dell’umanità, dell’arte, delle parole, del bene condiviso. Alzare lo sguardo e farsi domande: studiare, mettere alla prova, discutere, indagare la realtà. Bellezza e scienza aprono il cuore dei magi e li mettono sulla strada.

Scrutare la bellezza e indagare criticamente la realtà però rende umili, accorti di tutto ciò che non si conosce, e così i magi si fermano da Erode e interrogano i sapienti di Israele. La loro scienza e la bellezza della stella li ha condotti in una terra di cui bisogna imparare la storia, la logica, le promesse che questo popolo dice di aver ricevuto da Dio. I sapienti arrivano, interrogano e imparano. Nel cammino che ci conduce ad incontrare il Signore, c’è sempre un momento in cui il nostro cuore, attratto da ciò che è bello e in ricerca di ciò che comprendiamo vero, sente il bisogno di essere istruito in ciò che Dio ha detto e operato: non si può incontrare il Signore se non immergendosi nelle Scritture, ascoltandone la spiegazione, obbedendo a ciò che offrono.

E l’ascolto della Scrittura conduce i magi al luogo dove sta solo un bambino con sua madre, una madre come tutte le altre che ha partorito un bambino come tutti gli altri. Che cosa permette di riconoscere in questo bambino colui che va adorato? La bellezza, la scienza e la Scrittura hanno portato i magi al momento decisivo, quello in cui il loro cuore così aperto e istruito è messo alla prova: sapranno riconoscere il re in questo bambino lontano dai palazzi, dai potenti e dalla ricchezza?

Siamo arrivati con loro di fronte all’umanità fragile e indifesa di Gesù: solo un bambino e una donna, tutto ciò che il mondo ritiene debole e secondario. Davanti a questa fragilità assoluta, esposta ad ogni violenza e ad ogni prepotenza, occorre riconoscere Dio stesso, che mai viola nessuno né mai si comporta come i potenti della terra. La carne di un bambino mostra la mitezza e la speranza di Dio, il suo consegnarsi a coloro che ama nell’attesa di stringere con loro un’alleanza di vita. I sapienti pagani lo comprendono: il mistero del mondo è un mistero di mitezza e di vita condivisa, niente meglio di un bambino in braccio a sua madre può mostrarlo di più.

Siamo in viaggio, come i magi. Cosa andiamo a vedere? Quale ricerca abita il nostro cuore? Perché solo l’ardente desiderio di ciò che è piccolo, mite e amante, potrà permetterci di riconoscere in questo bambino il re venuto a salvarci, il Figlio di Dio in mezzo a noi.

04 - Gen - 2021

Epifania del Signore

Epifania - p.M.Rupnik

Epifania del Signore

(Is 60,1-6   Sal 71   Ef 3,2-3.5-6   Mt 2,1-12)
Mercoledì 6  Gennaio 2021

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

A volte crediamo che la luce si imponga, come fanno le nostre anonime lampade artificiali che violano in un attimo il buio naturale della notte, illudendoci che le giornate si possano prolungare all’infinito o che il sonno non debba più essere necessariamente notturno. Pensiamo così che, se al buio accendi la luce, quella semplicemente si vede. Invece la bellissima solennità di oggi e le letture che in essa vengono proclamate, mescolano le tenebre e la luce, perché queste sì vengono separate fin dal primo giorno della creazione, ma senza che nessuna delle due soccomba: la luce splende nelle tenebre, come qualcosa di cui bisogna accorgersi, non come qualcosa che cancella il buio.

“La tenebra ricopre la terra e nebbia fitta avvolge i popoli, ma su di te risplende il Signore e la sua gloria appare su di te”. Così leggiamo nel profeta Isaia (prima lettura) che come un visionario, un folle o un bambino immerso nelle sue fantasticherie, immagina gloria e splendore là dove tutto è nebbia. Come capita risalendo certe strade di collina, che ripide si allontanano dalla piana immersa nella nebbia e improvvisamente, dietro una curva, scoprono il cielo sereno e tutti i colori del mondo. Certe luci non si impogono bisogna cercarle: si può pensare che la nebbia sia ovunque, che abbia vinto tutto, che non nasca niente di nuovo e rimanere così fermi, oppure si possono avere occhi acuti e osservare nel cielo scuro della notte il brillare di una stella e seguirla.
Così i magi ci appaiono maestri di speranza e di desiderio. Scrutano le tenebre cercando una luce. Viaggiano, chiedono e alla fine offrono doni, grati di aver visto ciò per cui valeva la pena tentare l’avventura: vedono l’umanità rinata in questo bambino, luce in un mondo di tenebra in cui regnano potenti irresponsabili e violenti, avvinti dal potere che li domina. Riconoscono la speranza di Israele, loro che erano pagani, e per primi vedono le tenebre raccorciarsi. Dio invade la storia.
Questa promessa di luce è per noi. Il mistero del Vangelo (seconda lettura), che fa rinascere ogni essere umano, li costituisce tutti fratelli e sorelle abbattendo ogni diversità, mettendo fine ad ogni violenza e ad ogni devastazione per avviare un mondo dove regni la logica di Dio. Tutto questo non accade con violenza, imponendosi, quasi per magia, eppure accade in noi e intorno a noi, proprio ora, mentre la tenebra ricopre la terra e nebbia fitta ricopre i popoli. Sta a noi scegliere se avere gli occhi di Erode, che ama le tenebre che lo cullano nella sua meschinità, o avere gli occhi dei magi, rivolti, attenti, assetati, pronti a cogliere il brillio della luce là dove tutto sembra spento. E la luce era la vita degli uomini.
01 - Gen - 2020

Epifania del Signore

Epifania p. M. Rupnik

Epifania p. M.Rupnik

Epifania del Signore

(Is 60,1-6   Sal 71   Ef 3,2-3.5-6   Mt 2,1-12)

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

“Alza gli occhi e guarda: tutti costoro vengono a te!”. Nella lettura del profeta Isaia (e nel salmo che proclamiamo subito dopo) l’invasione dei popoli è vista come la gloria di Israele: gli stranieri la contemplano, si mettono in viaggio e invadono il paese, portando con sé le ricchezze che possiedono. Questa parola sembra paradossale nel nostro tempo in cui gli stranieri sono il nemico da tenere lontano e la loro invasione viene temuta come se il loro arrivo potesse distruggerci. Ma Dio ci annuncia come una buona notizia proprio l’invasione degli stranieri, che ci fanno toccare con mano come il nostro stile di vita impoverisca e affami altri, distruggendo le risorse e l’ambiente. Questi fratelli e queste sorelle fanno un viaggio disperato, fra violenze e fame, per portarci un annuncio che può salvarci la vita: il mondo non è la vetrina luccicante di Natale, dobbiamo operare giustizia e pace e custodire la vita se non vogliamo morire tutti.

Similmente accade nel misterioso incontro fra i magi e Gesù. Essi sono ignari delle promesse fatte ad Israele e, seguendo i loro schemi, finiscono da colui che non avrebbero mai dovuto consultare: Erode. Eppure la stella – i propri desideri? o semplicemente gli strumenti culturali che avevano a disposizione? – li guida da Gesù. Contemplano un re nel quale, pur essendo stranieri e ignari, possono sperare. Gesù (e sua madre) è ignaro di ciò che gli accade intorno. Magari il luccichio dell’abito avrà attratto lo sguardo del bambino o avrà avuto paura davanti ai volti barbuti, subito rassicurato dal tono acuto della voce materna, ma certo il piccolo Gesù è ignaro che questa visita segni una svolta nella storia.
Il Signore, da adulto, dovrà scoprire ciò che i magi già sapevano: non era venuto a benedire solo il suo popolo, ma tutti. Gli stranieri lo intuiscono – guidati dal Padre e dal misterioso agire dello Spirito – prima ancora che Gesù possa comprenderlo: vanno ad onorare colui che di due popoli ne farà uno solo, perché – come leggiamo nella lettera agli Efesini – le genti sono chiamate a condividere la stessa eredità e a formare lo stesso corpo con Israele, cioè: tutti i popoli sono chiamati a condividere un’unica vita e ad essere un’unica famiglia.
Solo Dio può compiere questo: nessuno è più nemico o straniero, ma tutti sono uno in Cristo, perché Dio ha preso la carne umana, la carne di ciascuna e ciascuno di noi.
Da qui sgorga l’impegno per la giustizia, perché tutti vivano. Ora infatti sappiamo e sentiamo che se si muore in un altro luogo è come se si morisse qui e se non mangiano i figli degli altri è come se non mangiassero i nostri. Solo questo sguardo, che ci fa riconoscere membra gli uni degli altri, porta una vera pace e salva il mondo dalle molte distruzioni che lo minacciano.
Gesù nasce portando con sé questa novità che abbatte ogni muro. I primi che se ne accorgono sono gli stranieri, ignari di lui e delle promesse fatte su di lui, che si mettono in viaggio inseguendo le stelle dei loro bisogni e finiscono per starci davanti come annunciatori di una buona notizia, perché davanti a loro noi siamo costretti a fare memoria che è nato un bambino nel quale tutti siamo fratelli e sorelle, un bambino che ci ha reso una sola famiglia e seguendo il quale non avremo pace fino a che tutti mangeranno e saranno al sicuro.
Vivendo così onoreremo Dio: prendiamo allora dalle mani degli stranieri (che ci avvisano di ciò che Dio vuole facendoci accorgere della realtà del mondo) l’incenso, cioè la possibilità di fare della nostra vita un’offerta a lui costruendo un mondo ospitale per tutti.
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani