XIII Domenica T.O. (A)
XIII Domenica T.O.(A)
(2Re 4,8-11.14-16 Sal 88 Rm 6,3-4.8-11 Mt 10,37-42)
Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa
Questa domenica ci consegna la fine del discorso missionario riportato dal Vangelo di Matteo al capitolo decimo. Purtroppo fra il Vangelo di domenica scorsa e quello di oggi ci sono dei versetti che non vengono riportati, ma che è bene ricordare. Gesù chiude il discorso sulla persecuzione (che abbiamo visto domenica scorsa) dicendo che lui non è venuto a portare la pace sulla terra, perché il Vangelo è segno di contraddizione che porta a schierarsi apertamente e questo causa divisioni (come ogni scelta decisa per il bene e la giustizia). Come se non bastasse, Gesù ricorda quanto già detto e cioè che queste sofferenze ci possono venire inflitte da quelli di casa, da quelli che amiamo, e quindi, potremmo allargare, dalla chiesa stessa quando cerchiamo di servirla. Proprio a questo punto ci ricorda che (e qui inizia il brano di questa domenica) chi ama quelli della propria casa (gli intimi) più di lui non è degno di lui. Penso si possa tradurre così: il Vangelo deve valere per te più di tutte le relazioni che vivi, non perché puoi o vuoi smettere di amare, ma perché dovendo scegliere fra l’essere odiato da chi ami e il Vangelo, scegli comunque il Vangelo. Ed ecco il detto successivo: chi non prende la croce e mi segue non è degno di me. Cioè: la tua vita di ogni giorno (comprese le sofferenze che derivassero dalle persecuzioni di chi ami) deve essere sotto il segno della croce, cioè deve essere vissuta, compresa e agita alla luce del Vangelo e della speranza che la croce di Cristo ci dà. Gesù ha così la pretesa di dare senso a tutto, di dare forma a tutto, di dare fondamento e ordine a tutto: ogni amore, ogni azione, tutto ciò che siamo deve girare intorno al nostro cuore profondo, consegnato al Vangelo. E questo si fa evidente quando, qualsiasi cosa succeda, l’unica cosa che non siamo disposti a rinnegare è proprio il Vangelo.