Tag Archive » Natale

Home » Natale
24 - Dic - 2021

Che possiate vedere Colui che già è nato!

Natale 2021 Augurio Unità Pastorale 2

23 - Dic - 2021

Natale del Signore

Presepe dal Messale

Natale del Signore

Anno C

(Is 52,7-10   Sal 97   Eb 1,1-6   Gv 1,1-18)
Sabato 25 Dicembre 2021

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Una luce piccola illumina solo lo spazio di un passo. Una vita piccola si mostra timidamente: un movimento debole, un pianto, un sonno leggero. Il mistero del Natale forse sta tutto qui: Dio si rivela umile come difficilmente noi l’avremmo immaginato. Tace di fronte alle incomprensioni delle persone, aspetta di fronte alle immaturità, frena la mano davanti alle violenze che meritano vendetta. Sta di fronte a noi come stanno i neonati, che tutto attendono e vivono solo di ciò che ricevono.

Eppure Dio è la fonte della vita, è il Grembo sempre gravido capace di tenere dentro tutti e di far vivere tutto: come può farsi bambino bisognoso? Forse il mistero del Natale ci rivela proprio che non si può mettere al mondo nessuno (e Dio mette al mondo ogni cosa e ogni persona che esiste) senza consegnarsi a chi si mette al mondo, senza smettere di custodire e nutrire, senza smettere di sperare che viva e che ami. Forse mettere al mondo e farsi piccoli di fronte ai propri figli sono un unico mistero. E così non è più tanto assurdo che Dio si faccia bambino, in attesa, bisognoso, piccolo. Chiunque ama, soprattutto chi ama quelli che ha messo al mondo, sa di essere sempre in attesa della felicità di chi ama, sempre bisognoso della loro bellezza, sempre piccolo di fronte alla loro libertà di rispondere o meno all’amore.

In fondo ogni amore è una consegna di sé. Anche per Dio è così. Si mette fra le braccia di quelli che ama, si affida a loro perché lo nutrano e lo facciano crescere, gli insegnino la vita e la Torah. Di fronte a questa debolezza tenera che chiede tutta la nostra attenzione e il nostro vivere – come ogni neonato chiede sempre – possiamo decidere se aprire le braccia e custodire o se abbandonare, facendo del Natale una specie di vacanza invernale, un momento di folklore o – peggio – uno strumento di identità culturale da contrapporre ad altre identità culturali.

Nasce un bambino. Nasce Dio in un vissuto umano. Una luce piccola. Una vita fragile. Si scopre la radice profonda di ogni esistenza umana e nella stordente semplicità di questo momento noi possiamo vedere e scegliere la logica della vita, della storia e del mistero stesso di Dio: una consegna umile fra le braccia di quelli che amiamo per poter condividere tutto con loro. Il Verbo di Dio si è fatto carne, l’Amore di Dio si è fatto carne e noi abbiamo contemplato tutto il suo splendore. Uno splendore così piccolo da non poter essere soffocato da alcuna notte.

17 - Dic - 2021

Le celebrazioni del tempo di Natale

Natività Siger Koder

NATALE 2021

Venerdì 24 Dicembre
18.30 – messa della vigilia (Shalom)

NATALE
Notte del  venerdì 24
ore 23.30 – “veglia”

ORE 24 – MESSA NELLA NOTTE (S.Spirito)

 

 

Sabato 25
Ore 9.00 – messa (S.Spirito)
Ore 11.30 – messa (S.Spirito)
Ore 18.30 – messa (Shalom)

Domenica 26(messe a S.Spirito)
Ore 9.00
Ore 11.30
Ore 18.30

Venerdì 31
Ore 18.30 – messa, canto del Te Deum (Shalom)

Sabato 1 Gennaio 2022
Ore 9.00 – messa (S.Spirito)
Ore 11.30 – messa (S.Spirito)
Ore 18.30 – messa (Shalom)

Domenica 2 Gennaio (Messe a S.Spirito)
Ore 9.00
Ore 11.30
Ore 18.30

01 - Gen - 2021

II Domenica dopo Natale

Presepe dal Messale

II Domenica dopo Natale

(Sir 24,1-4.12-16   Sal 147   Ef 1,3-6.15-18   Gv 1,1-18)
Domenica 3  Gennaio 2021

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

In questa seconda domenica dopo Natale, il mistero dell’incarnazione viene ripreso direttamente, ripresentando lo stesso Vangelo del giorno di Natale: il prologo di Giovanni. Stavolta però la prima lettura (dal libro del Siracide) fa come da trama al testo del quarto evangelista, quasi che questi lo avesse riscritto. La Sapienza, che sta da sempre davanti a Dio, che ha con lui un rapporto unico e ne dice le parole, ora ha piantato la tenda in mezzo agli esseri umani, ha posto le radici in mezzo al popolo e ha preso dimora nell’assemblea. Questa Sapienza è quella Parola (questo significa “Verbo”) che sta da sempre presso Dio, una cosa sola con il Padre (è nel suo grembo, ci dice Giovanni) e allo stesso tempo rivolta (ogni parola riflette chi parla ma è inviata a chi l’ascolta) a coloro che Dio ama. Questa Sapienza-Parola non solo è rivolta, non solo pianta la propria tenda in mezzo al popolo che Dio si sceglie, ma diventa carne, diventa umana, al punto da poter dire che Dio, che nessuno ha mai visto, ora è stato visto.

Possiamo però fare un ultimo passo. La Sapienza ha posto la dimora in mezzo al suo popolo: questo per gli israeliti significa il dono della legge, parola uscita dalla bocca di Dio (quella legge, ci dice Giovanni, data per mezzo di Mosè). La legge poi diventa carne nella vita di coloro che la osservano e così la Sapienza vive nel popolo, prende dimora nell’assemblea dei santi. Giovanni aggiunge poi che per mezzo di Cristo, cioè la Parola fatta carne, abbiamo la grazia e verità, cioè abbiamo la radice stessa della legge e di ogni dono di Dio: il suo amore e la sua vita.
Accogliere questa vita ci fa rinascere come figli di Dio, abitati da quello Spirito di sapienza (così il brano della lettera agli Efesini) che ci fa accorgere del suo amore, ce lo fa desiderare e corrispondere “nella fede in Dio e nell’amore verso tutti i santi”. Lasciandoci sedurre dall’amore che è stato riversato nei nostri cuori, quella grazia e quella verità che abbiamo visto nella carne di Cristo, noi siamo come lui figli del Padre e così chi ci vede amare vede il Padre. Non per niente nella sua prima lettera Giovanni scriverà, riprendendo solo una parte del versetto scritto nel prologo, “Dio nessuno l’ha mai visto” per continuare poi non parlando del Figlio incarnato ma di noi: “ma se ci amiamo gli uni gli altri l’amore di Dio in noi è perfetto”. Per vedere e toccare ciò che la carne di Gesù fa vedere e toccare, ora bisogna immergersi in mezzo a quelli e quelle che sono rinati da lui e che sono animati dallo Spirito di lui.
Dio illumini gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati e quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi!
23 - Dic - 2020

Natale del Signore

Presepe dal MessaleNatale del Signore

(Is 52,7-10   Sal 97   Eb 1,1-6   Gv 1,1-18 – Giorno)
Venerdì 25 Dicembre 2020

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Ci fermiamo oggi solo su questa frase presa dal Vangelo della messa del giorno, provando ad entrare nel mistero che celebriamo ogni Natale.

Molto spesso confondiamo la fede cristiana con un senso religioso che si avvicina alla magia o alla superstizione: se preghiamo in un certo modo e con una certa frequenza possiamo ottenere da Dio ciò che vogliamo e se seguiamo certe norme o diciamo di credere anche in ciò che non capiamo Dio ci proteggerà. Le pratiche religiose o il sentire religioso ci danno un senso di protezione: la vita poi, quella è un’altra cosa.

Confondiamo la fede anche con la nostalgia dei tempi andati, come se il Vangelo fosse stato vissuto nel contesto sociale di 50 anni fa, ma non oggi, come se nelle famiglie di oggi non ci fosse, mentre c’era in quelle di ieri, come se nell’umanità di oggi non ci fosse, mentre c’era in quella passata.

Il Natale però viene a confondere i nostri sistemi religiosi e le nostre convinzioni sul sacro. Dio infatti non sembra essere il Supremo essere potente che dai cieli tira le fila della storia mandandoci oggi sciagure e domani consolazioni (o viceversa), né sembra essere uno che castiga chi non gli piace o non riesce a reggere gli standard di moralità che lui stabilisce.
Dio è invece (scandalosamente!) il Signore mite che si fa bambino. Sceglie di salvare la storia, il mondo e l’umanità entrando nella storia, nel mondo e nell’umano: si fa carne e gioca secondo le regole cui siamo sottoposti anche noi, senza magie, senza sconti, senza evitare problemi e sofferenze.
Nasce, ha bisogno di essere cresciuto, impara, decide, si gioca nello spazio angusto della sua vita e delle sue relazioni, fallisce, muore, ma soprattutto dentro questi spazi costretti e affaticati ama. Ama come riesce: a volte non viene capito, viene tradito persino e violato, e tutto quello che fa è continuare ad amare, ad offrire con ogni mitezza se stesso come dono perché quelli che lui ama possano goderne. Amando così sconfigge la morte.
Il Natale ci mette davanti il Dio cristiano. Niente superpoteri e supereroi che spazzano via i problemi del mondo e ricevono applausi: solo un bambino sulla cui carne si scriveranno tutte le fatiche degli uomini e nella quale scaveranno l’odio e l’ingiustizia. Solo un bambino, perché non serve di più per cambiare il mondo, per salvarlo, per rinnovarlo come se ricominciasse oggi per la prima volta. Il mondo non si salva – nemmeno dalla pandemia o dalla crisi ambientale o dalla violenza delle guerre – per un intervento soprannaturale di non si sa quale ipotetico dio, ma si salva a partire da questo bambino, dalla storia di lui che continua e si ripete in chi lo accoglie (consapevolmente o meno).
E così il Natale non ci offre la consolazione della protezione divina, ma ci chiede di essere noi la novità che può salvare il mondo: ci viene offerta la rinascita, non una magia che scaccia i problemi o non ce li fa sentire, ma l’amore possibile, povero, fallimentare, prosaico, l’unico vero. Questo amore in noi, l’amore di Dio, può farci rinascere e la nostra carne, povera e bisognosa come quella di un bambino, mostrerà la potenza di Dio che agisce, umile, nascosta, piccolina, ma capace di sconvolgere le esistenze di tutti, dal di dentro, dal basso, come un bambino che nasce sconvolge la vita dei genitori e della famiglia intera.
Questo Dio, umile e coraggioso, impotente e colmo di speranza, ostinatamente amante, è quello che ci è messo davanti nella festa del Natale.
E abbiamo la possibilità di vedere già ora che tutto rinasce, qui nella carne fragile e reale dell’umanità che lui stesso ha voluto per sé.
Prorompete insieme in canti di gioia, perché il Signore ha consolato il suo popolo.
19 - Dic - 2020

Natale a Santo Spirito

Presepio p.M.RupnikNatale a S.Spirito

GIOVEDI’ 24, VIGILIA

ore 18.30 – messa della vigilia (a Shalom)

NATALE

ore 20.00 – MESSA della NOTTE (a Santo Spirito)

Giorno, venerdì 25

ore 9.00, 11.30, 18.30 – MESSE SOLENNI (a Santo Spirito)

Nella chiesa di San Biagio e Savino, la messa della notte sarà celebrata alle 19.30
01 - Gen - 2020

II Domenica dopo Natale

Presepio Rupnik

Presepio p.M.Rupnik

II Domenica dopo Natale

(Sir 24,1-4.12-16 Sal 147 Ef 1,3-6.15-18 Gv 1,1-18)

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

La liturgia di questa domenica sembra quasi riprendere fiato. Fra tante feste e solennità viene offerta una pausa per rimeditare il mistero che ci è stato messo di fronte agli occhi. Ritroviamo così il Vangelo proclamato nel giorno di Natale, il prologo del Vangelo di Giovanni, ma stavolta la prima lettura ci offre una chiave diversa per ricomprenderlo.

La lettura tratta dal Siracide, infatti, ci presenta la Sapienza, una figura dell’Antico testamento che non viene identificata con Dio, ma che allo stesso tempo è legata a lui in modo tale da renderlo presente ovunque essa è. Viene rappresentata come la figlia che gioca davanti a Dio mentre questo crea il mondo, come l’amica intima che conosce i suoi segreti, come la donna che imbandisce un banchetto in cui tutti possono nutrirsi della vita e della giustizia che viene da Dio. Ella trova la propria gloria solo in Dio, cioè vive di lui e per lui ed è così vicina a lui da rifletterne il volto. Nel brano del Siracide che leggiamo questa domenica ci viene presentata, inoltre, come come colei che pianta le tende per prendere dimora proprio in mezzo al popolo a cui Dio la manda.
Dopo gli avvenimenti della vita di Cristo il brano del Vangelo di Giovanni riscrive questa fede in altro modo: la Sapienza che sta davanti a Dio da sempre, che è rivolta verso di lui e che era presente alla creazione del mondo, viene chiamata Logos (Parola di Dio, il suo pensiero, ciò che ha di più intimo) e Figlio (altro da Dio eppure una cosa sola con lui, dentro di lui, come un figlio nel grembo materno). L’annuncio straordinario è che questa Sapienza (o Figlio) non dimora in mezzo agli uomini solo istruendoli tramite la legge e la vita santa (come comprendeva Israele), ma dimora corporalmente in mezzo agli esseri umani: la Sapienza di Dio ha preso la nostra carne, ha vissuto una vita umana.
Lo straordinario rapporto che ha con Dio (unico, per questo è il Figlio unigenito) ora non è più nascosto: nella vicenda di Gesù contempliamo l’amore che Padre e Figlio condividono e, poiché questo accade in una vita umana come la nostra, ci viene data la possibilità di vedere (ecco perché tanti riferimenti alla luce che viene nel mondo) come vivere anche noi una tale intimità con Dio.
La fede in Cristo ci dà infatti il potere di diventare figli di Dio. Nella lettera agli Efesini leggiamo che siamo “figli adottivi”, non abbiamo cioè “per nascita” l’intimità unica che ha con Dio il Figlio/Sapienza, ma ci viene donata. Ci troviamo così dentro la vita stessa di Dio (come un figlio adottato si trova a condividere la casa e la vita di chi lo adotta): santi e immacolati nella carità. Facciamo nostra allora la preghiera che chiude la seconda lettura: Dio ci doni lo spirito di sapienza che ci apra gli occhi del cuore per comprendere – dentro le fatiche a volte improbe e nell’ordinario oscuro scorrere dei giorni – a quale speranza siamo chiamati e quale tesoro sia l’eredità che ha preparato per noi.
…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani
23 - Dic - 2019

Santo Natale (giorno)

Presepio Rupnik

…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani

Santo Natale (giorno)

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Ogni bambino che nasce è una novità assoluta: l’umanità ha l’occasione di ricominciare in una storia nuova, che non è costretta a ripetere ciò che è stato. Infatti ogni essere umano è unico e nessuno può sapere quale catena di conseguenze scaturiscano da una nascita: quali incontri, quali eventi, quali percorsi. Ognuno che nasce cambia la fisionomia del mondo, come un solo filo tirato stravolge l’intreccio accurato del tessuto, ma quello che è vero per tutti e tutte in Gesù è vero come per nessuno/a.

La liturgia del giorno di Natale contempla quanto accaduto nel buio della notte e si ferma sul fatto che la luce che è apparsa è in realtà un bambino, un essere umano fragile, carne. In questa carne, nella sua storia, Dio – quel Dio che nessuno ha mai visto – si è fatto visibile. Guardando come Gesù ha vissuto, quello che ha detto e fatto, ciascuno ha la possibilità di contemplare la gloria che viene dal Padre, può cioè riconoscere che lui ha con Dio un rapporto unico da sempre (questo significa che era presso Dio ed era Dio), un’intimità speciale, che lo rende capace di illuminare tutti con quella stessa luce che riempie tutto il creato e che lui conosce perché tutto è stato fatto per mezzo di lui.
Accogliere lui, riconoscerlo, permette di rinascere come figli di Dio. Mentre celebriamo la nascita di Gesù, dunque, celebriamo la nostra rinascita, perché chi riconosce nella storia di Gesù quella del figlio di Dio, si mette sulla stessa via e così, anche lui/lei, ricomincia a vivere (rinasce) come figlio/a di Dio, cercando di avere gli stessi sentimenti di Gesù, i suoi pensieri, il suo amore, in modo che la propria carne mostri (proprio come quella di Gesù) il Padre.
Questa è la salvezza che tutte le nazioni aspettano di vedere (come ci ripete di nuovo il profeta Isaia): la vita del Figlio di Dio, nella quale risplende il volto del Padre, altrimenti invisibile, e la vita di quelli che in lui sono rinati e che mostra, anch’essa, il volto del Padre. A questo punto (come ci spiega la lettera agli ebrei) Dio non ha più bisogno di parlare, i profeti non hanno più niente da aggiungere, i sacrifici finiscono, non occorre più alcun messaggero angelico che medi fra Dio e gli uomini: in modo ultimo Dio ha parlato per mezzo del Figlio, fondamento e fine di tutto ciò che esiste.
La vittoria di Dio, la sua salvezza, la sua parola, hanno preso carne, la carne di Gesù. Siamo chiamati a immergerci in essa, non per intenerirci di fronte ad un bambino, ma per contemplare e custodire tutto di lui, ogni sguardo, ogni gesto, ogni parola, e fare nostro tutto il suo vissuto. Vivendo questo dono che abbiamo ricevuto daremo l’occasione all’umanità di conoscere Dio e accadrà che tutti i confini della terra vedranno, in coloro che sono rinati da Dio, la salvezza di lui e proromperanno così in grida, acclamazioni e in un unico canto nuovo che celebrerà tutte le meraviglie del Signore.
23 - Dic - 2019

Santo Natale (notte)

Presepio Rupnik

…Lo Spirito Santo porta l’esperienza delle fede dalla mente al cuoredall’orecchio alle mani

Santo Natale (notte)

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

Celebriamo la nascita di Gesù di notte, perché abbiamo bisogno di stare al buio. Non perché Gesù è nato di notte, quasi in una ricostruzione romantica degli avvenimenti di allora, ma perché Dio viene ad illuminare le tenebre in cui noi e il mondo si trovano. Per celebrare il Natale dunque bisogna prima di tutto aprire gli occhi ed accorgersi di essere immersi nelle tenebre.

Il profeta Isaia ci presenta il popolo che deve camminare nelle tenebre. Immaginiamo le persone inciampare, stringersi le une alle altre, sbattere contro gli ostacoli, perdersi, tendere le orecchie impaurite dai rumori senza distinguere che ombre. Un viaggio sofferto, lento, terrificante. E poi, improvvisa, la luce, a rallegrare. Sarà un bambino, dice il profeta, a portare questa luce che costruirà una pace senza fine.
Questo racconto antico si rinnova nella pagina di Vangelo raccontata da Luca: nella notte, vegliando il proprio gregge, i pastori ricevono l’annuncio di una grande gioia, mentre vengono avvolti dalla luce, e devono mettersi in cammino al buio se vogliono vedere il segno che è stato loro promesso. Anche Gesù, appena nato, ha compiuto un viaggio nel buio, durante il travaglio del parto che l’ha portato alla luce.
Si deve stare al buio se si vuole gustare la luce. E così, come quando ci si allontana dalla città per godersi la stregante bellezza del cielo stellato che mostra ciò che sempre c’è e mai riusciamo a vedere per la troppa luce, se vogliamo vedere la luce che questo bambino porta, dobbiamo uscire al buio: accogliere il buio del nostro cuore, delle nostre fatiche, delle nostre povertà, delle nostre paure, e accogliere il buio degli altri e della storia. Fermi così vedremo la luce che questo bambino è, una luce capace di rischiarare ogni tenebra.
In questo bambino infatti si fa visibile e palpabile quanto Dio ami il mondo, poiché ci dona il suo Figlio in modo che – come leggiamo nella lettera a Tito – impariamo a rinnegare l’empietà e a vivere con giustizia e pietà. Seguendo lui, scopriremo che ha dato tutto se stesso per liberarci da ogni male e renderci pieni di opere di bene. Questo Dio ha fatto per noi, perché non continuassimo ad inciampare nelle tenebre, perché non restassimo schiavi del male e condannati a ripeterlo, perché non fossimo privati della speranza. In questo bambino abbiamo una possibilità nuova, la storia intera può ricominciare, ciascuno di noi può scegliere di nuovo di vivere. E, ora, di fronte a questa luce, come di fronte all’esercito schierato delle stelle che fa del buio l’occasione per risplendere, può prenderci una profonda commozione e così dal cuore pieno di gioia sgorga la lode riconoscente: gloria a te Signore che hai fatto questo per noi e, su voi fratelli e sorelle, su ciascuno di noi, su ogni creatura e sul mondo intero, finalmente la pace.
20 - Dic - 2019

Natale 2019

Buon Natale 2019