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01 - Gen - 2021

II Domenica dopo Natale

Presepe dal Messale

II Domenica dopo Natale

(Sir 24,1-4.12-16   Sal 147   Ef 1,3-6.15-18   Gv 1,1-18)
Domenica 3  Gennaio 2021

Commento di Simona Segoloni Ruta – Teologa

In questa seconda domenica dopo Natale, il mistero dell’incarnazione viene ripreso direttamente, ripresentando lo stesso Vangelo del giorno di Natale: il prologo di Giovanni. Stavolta però la prima lettura (dal libro del Siracide) fa come da trama al testo del quarto evangelista, quasi che questi lo avesse riscritto. La Sapienza, che sta da sempre davanti a Dio, che ha con lui un rapporto unico e ne dice le parole, ora ha piantato la tenda in mezzo agli esseri umani, ha posto le radici in mezzo al popolo e ha preso dimora nell’assemblea. Questa Sapienza è quella Parola (questo significa “Verbo”) che sta da sempre presso Dio, una cosa sola con il Padre (è nel suo grembo, ci dice Giovanni) e allo stesso tempo rivolta (ogni parola riflette chi parla ma è inviata a chi l’ascolta) a coloro che Dio ama. Questa Sapienza-Parola non solo è rivolta, non solo pianta la propria tenda in mezzo al popolo che Dio si sceglie, ma diventa carne, diventa umana, al punto da poter dire che Dio, che nessuno ha mai visto, ora è stato visto.

Possiamo però fare un ultimo passo. La Sapienza ha posto la dimora in mezzo al suo popolo: questo per gli israeliti significa il dono della legge, parola uscita dalla bocca di Dio (quella legge, ci dice Giovanni, data per mezzo di Mosè). La legge poi diventa carne nella vita di coloro che la osservano e così la Sapienza vive nel popolo, prende dimora nell’assemblea dei santi. Giovanni aggiunge poi che per mezzo di Cristo, cioè la Parola fatta carne, abbiamo la grazia e verità, cioè abbiamo la radice stessa della legge e di ogni dono di Dio: il suo amore e la sua vita.
Accogliere questa vita ci fa rinascere come figli di Dio, abitati da quello Spirito di sapienza (così il brano della lettera agli Efesini) che ci fa accorgere del suo amore, ce lo fa desiderare e corrispondere “nella fede in Dio e nell’amore verso tutti i santi”. Lasciandoci sedurre dall’amore che è stato riversato nei nostri cuori, quella grazia e quella verità che abbiamo visto nella carne di Cristo, noi siamo come lui figli del Padre e così chi ci vede amare vede il Padre. Non per niente nella sua prima lettera Giovanni scriverà, riprendendo solo una parte del versetto scritto nel prologo, “Dio nessuno l’ha mai visto” per continuare poi non parlando del Figlio incarnato ma di noi: “ma se ci amiamo gli uni gli altri l’amore di Dio in noi è perfetto”. Per vedere e toccare ciò che la carne di Gesù fa vedere e toccare, ora bisogna immergersi in mezzo a quelli e quelle che sono rinati da lui e che sono animati dallo Spirito di lui.
Dio illumini gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati e quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi!